sabato 2 agosto 2008

Risposta a un giornalista

Vorrei rispondere al
Gent.issimo Sig.rissimo, e forse anche Dott.issimo ma non lo so, Michele Salviati
che pubblica sul www.il Corriere della Sera.it, cioè qui, questo simpaticissimo sifaperdire articolo.

Il Suo articolo, che noto stranamente ben scritto, per essere un giornalista, mi lascia una qualche perplessità, perché mi sembra un po' ignobile ingiusto brutto sbagliato sbrigativo trattare così una cosa importante come l'Esame di Stato, incentrando il problema sulla forma, sulla disparità delle valutazioni e sull'ignoranza degli studenti italiani nei confronti degli altri paesi.


Concorderà con me che effettivamente qualche problemuzzo la scuola italica ce l'ha, qualche tantissimi problemuzzi,

ma la soluzione di qualchissimi problemuzzi,

e qui forse non concorderà più con me,

visto che Lei pubblica sul www.il Corriere della Sera .it,

non è sicuramente quella cui Lei accenna sul Suo su predeterminato articolo.


Se la scuola pubblica hanno deciso,
quelli che a Lei giornalista la pagano con i soldi nostri che diamo al governo,

se quelli del Governo hanno deciso
di privatizzarla la scuola pubblica,

QUESTA è LA COSA di cui si DOVREBBE parlare male.

Con la PRIVATIZZAZIONE, solo per fare un esempio tra tutti quelli che si dovrebbero fare,
la disparità valutativa e preparatoria di cui Lei sopra abbondantemente accenna,
andrà sicuramente aumentando per poche semplici ragioni:

-quelli più poveri non andranno più a scuola, perché non hanno i denari

-gli insegnanti saranno reclutati in base alla parentela e/o amicizia e/o fammiunfavore che ti facciounfavore con l'amministrazione e la dirigenza scolastica, a prescindere dalla effettiva capacità dell'insegnante

-gli insegnanti valuteranno gli studenti in base alla parentela e/o amicizia e/o fammiunfavore che ti facciounfavore, a prescindere dalla effettiva preparazione dello studente

Ecco, è di questa tendenza

allo sputtanamento regolare e continuo della scuola pubblica
alla volontà di privatizzare la scuola pubblica, che i giornalisti,
che scrivono bene e con un sacco di fonti e citazioni come lei,
dovrebbero e devono scrivere.

Punto due

Se lei, qualora le capitasse di insegnare,

ma non lo so se Le conviene perché si fa una vita da cani e siamo pagati anche male, mentre tutta la gente pensa che si lavora niente e siamo pagati bene,

allora forse capirebbe che,

a prescindere da quello che dice la ministressa, tutta incentrata sulle case di moda che han fatto gli appalti per i grembiulini griffati,

il problema della scuola pubblica è tutt'altro,

ma proprio tutto tutto e anche altro,

di quello che Lei e la ministressa dite.

Siccome la ministressa chiacchiera tanto di condotta, bullismo, grembiuli, civiltà e Costituzione eccetera eccetera, forse si perde di vista il concetto che la maggior parte del tempo a scuola si passa in classe e non a fare le sfilate di moda o a fare a cazzotti.

In classe bisogna lavorare e far un sacco di cose che aiutino lo studente a crescere, sapere, maturare, saper fare, saper dire e saper scrivere e saper essere.

E quindi in classe, converrà, bisogna starci bene e avere, gli insegnanti, tutta una situazione che gli permetta, agli insegnanti e agli studenti, di poter fare tutto quello che c'è da fare BENE.

Ma la ministressa se ne frega di ciò. E i giornalisti anche, perché io non l'ho MAI sentito a un giornalista di regime dire che il problema era questo qui che io ora sto per dire.

La ministressa infatti taglia il numero di insegnanti, ma per la gente che non è un insegnante non è facile capire che cosa significa tagliare gli insegnanti.

Tagliare gli insegnanti, che è una cosa che fa incazzare gli insegnanti che già per diventare insegnanti devono vendere il culo per pagarsi gli studi e poi lavorare se gli va bene hanno un contratto a tempo determinato, che l'età media di quelli che sono assunti con un contratto a tempo indeterminato è di 50 anni, ma questo è un altro discorso.

Tagliare gli insegnanti significa risparmiare i nostri soldi dello stato, che però per noi cittadini le tasse da dare allo stato non diminuiscono ed io vorrei sapere con tutti quei soldi cosa ci fanno, che noi abbiamo il debito di stato, ma questo debito noi cittadini mica l'abbiamo fatto,

Tagliare gli insegnanti significa aumentare il numero di studenti per classe.

Quindi chiamiamola con il suo nome, questa enorme puttanata stronzata manovra.

Tagliare gli insegnanti = aumentare il numero di studenti per classe.

Se già ora con 30 (trenta) studenti per classe si lavora male.

Che come si fa a seguirli per bene, interrogarli bene, essere sicuri che tutti han capito, spiegare bene le cose?

Se son così tanti.

Che devi stare attento che in classe c'è quello che fa casino, e gli devi stare dietro,
c'è quello che in crisi perché gli è successo qualcosa di brutto, e lo devi ascoltare,
c'è quello che fa un percorso differenziato (sordo, cieco, sordomuto, in carrozzina, disabile, con ritardi mentali e crisi epilettiche) e che ha diritto a un' attenzione particolare e che ci vorrebbe un insegnante di sostegno, ma che non c'è, perché han tagliato gli insegnati,

c'è quello straniero che non parla l'italiano e che ha diritto a un' attenzione particolare, e che ci vorrebbe un corso di L2, ma che non c'è, perché han tagliato gli insegnanti.

Se son così tanti, che per ogni classe un terzo son stranieri, un terzo son differenziati e un terzo sono in crisi adolescenziale.

Se ora, con i tagli agli insegnanti, per classe ci son 40 (quaranta) studenti, come si fa a seguirli tutti e bene fino in fondo?

Caro giornalista, mi risponda, possibilmente sul giornale di regime su cui scrive, se glielo fanno fare, che almeno la gente sappia che TAGLIARE GLI INSEGNATI NON SIGNIFICA LICENZIARE I FANNULLONI, MA MANCARE A UN DIRITTO COSTITUZIONALE che è IL DIRITTO ALLO STUDIO.

E poi Lei dice che gli studenti sono ignoranti, nèh?

E le ministresse o ministrette che collaborano all'ignoranza, perché non si può dire che sono stronze e ignoranti come le capre?

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volantino, “Perché lottiamo” – 1976

Perché?

– Perché intervenire in un quartiere occupando una casa con appartamenti vuoti da anni?

– Perché opporsi alla speculazione edilizia?

– Perché creare un centro sociale dove tutti si possano incontrare e discutere di vari problemi liberamente?

– Perché rifiutare una società che di fatto elimina i rapporti fra gli individui e gli crea delle città che sono alveari?

... per una società senza servi e senza padroni.