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martedì 28 ottobre 2008

i miei studenti non sono appendici infiammate, né rami secchi da potare, né ingerenza economica

"La maggior parte delle scuole [...] è in rovina, come lo sono le case dei bambini che le frequentano. Quei bambini ora sono sparsi per il Paese. Questa è una tragedia. Ma è anche un'opportunità per riformare radicalmente il sistema educativo" Milton Friedman

lo Zio Miltie, noto fautore dei genocidi moderni nell'America Latina (vedi: Cile e Argentina), in queste poche righe, anche se riferite all'uragano che ha distrutto New Orleans, ha riassunto tutto ciò che sta accadendo all'istruzione nel nostro Paese.

in un ipotetico parallelo, a New Orleans con la riforma del sistema educativo Friedman e la scuola di Chicago hanno privatizzato intere strutture pubbliche: i miliardi di dollari destinati a ripristinare il preesistente sistema scolastico pubblico sono stati trasformati in bonus (le nostre attuali Gelmini Card) per gli studenti, spendibili poi nelle ex-scuole pubbliche oramai a scopo di lucro, trasformate e gestite da enti privati (la nostra attuale 'riforma' universitaria) che hanno iniziato a seguire una logica imprenditoriale e di mercato.

l'educazione si è così diversificata, i ragazzi 'sparsi per il paese' non hanno più avuto la possibilità di accedere ad un'istruzione gratuita e uguale per tutti. gli insegnanti hanno perso il loro potere contrattuale e la libertà di insegnamento e, là dove non si sono adeguati alle nuove richieste, sono stati licenziati, anche solo per un'autonomia di pensiero.

con la progressiva privatizzazione la scuola è diventata la più grande fonte di ineguaglianza.

quando la scuola pubblica viene considerata un'ingerenza al sistema economico, per diventare opportunità di mercato in tempi di crisi, occorre chiamare le cose con il proprio nome: non più quindi dl 133/2008 o 'riforma' o decreto Gelmini, ma opportunità per speculazioni finanziarie sui diritti dell'uomo.












p.s.: il 'metodo Friedman' ha portato inoltre a regimi, morte e tortura.

mercoledì 3 settembre 2008

Partiamo dall'inizio

http://www.centrofondi.it

E' obbligatorio.

Pierluigi Paoletti IO l'ho conosciuto. E ne sono orgogliosa.

Che poi tutto è partito così, da qui, dalla tastiera, lo schermo e un blog. Con la voglia di dare agli altri gratuitamente un po' di noi e prendere in cambio liberamente quello che gli altri ci danno.

Si chiama baratto dell'informazione, c'è chi lo fa in un modo e chi in un altro, chi dà informazioni di politica, di società, filosofia, esistenzialismo, divertimento, di se stesso insomma, e tutto serve e tutto è libero.

Baratto è una parola che andrebbe usata più spesso.

Poi, come si sa, da cosa nasce cosa, si confrontano le idee, ci si trova in disaccordo su qualcosa e in accordo su altre cose.

E tra il dire e poi il fare, ci può essere di mezzo il mare, o l'autostrada, o lande e terre emerse, boschi e praticelli, non c'è cazzi, se c'è la volontà, il fare arriva sempre.

E questa voglia di fare è contagiosa.

Perché il fare poi diventa un'epidemia, che a forza di condividere idee e pensieri, tutti si viene contagiati, e chi ci mette una cosa e chi ce ne mette un'altra, vengon fuori delle robe da impallidire, per la loro enormità.

Così, quando per un motivo, quando per un altro, e quando condividi quello e quell'altro, sostituisci il termine LAMENTARE con il termine FARE e vengono su dei progetti, che io, quando ho visto Pierluigi Paoletti, un po' mi sono emozionata, che fino a quel momento poi l'avevo solo letto nel suo sito.

E insomma menala che ti rimenala, si forma questo gruppo di persone che ci mette dentro l'anima nel far le cose per gli altri, gratis. Che io, se proprio proprio devo essere sincera, a parte che diffondere il pensiero di Paoletti ovunque potessi, c'ho fatto pure una lezione a scuola con un suo articolo, non ho poi fatto molto.

Ho fatto un po' la cavia con le prove del sistema informatico, che mi han detto te che c'hai fantasia, siccome dobbiamo fare un test ad un sistema informatico, ti devi mettere lì e trovare i luoghi più strani e inventarti le professioni più strane. Ora, ecco al massimo dello sforzo, mi son spacciata per un venditore di kebab (che dovevo inventare anche il nome).

Però poi, giuro, ho dato tutto il mio appoggio e rinunciato a cene e passeggiate.
Ho asciugato qualche fronte anche, e portato qualche caffé, che fa sempre piacere.
Ma l'appoggio, quello ce l'ho messo tutto.

E continuerò, anzi mi attiverò veramente e finalmente, che ora inizia la parte più divertente: la diffusione.

Però, ecco in sostanza, indipendenti dal sistema, ci son persone che si son fatte un culo così per fare questo progetto.

Insomma: SI PUO'.

Morale della favola: se si crede in qualcosa si può fare. Basta arrotolorasi le maniche e iniziare.

Abbasso il sistema e chi ci vuol far credere di essere schiavi intrappolati che non si può più far nulla.

Se vogliamo SI PUO'.

Si inizia: con il progetto Arcipelago SCEC.

domenica 31 agosto 2008

La Res Publica ed il Super Eroe


Rudimentali elementi semplificati di privatizzazione,
ovvero quando l'ingegno non serve, ché tanto noi siam stupidi.

Come si privatizza la cosa pubblica (la ResPublica, Repubblica).

1 . detrarre tasse su tasse dagli stipendi dei cittadini, per la cosa pubblica;

2 . costruire numerose infrastrutture, sotto nome di cosa pubblica;

3 . mettere a capo della cosa pubblica qualcuno che segua tutto, eccetto che il buon senso;

4 . far fallire la cosa pubblica;

5 . dare l'allarme che la cosa pubblica sta fallendo e che sono a rischio migliaia di posti di lavoro;

6 . convincere i cittadini che solo un super eroe potrà salvarci;

7 . arrivo del super eroe, che pur di salvare la cosa pubblica, dice che bisogna venderla a prezzi stracciati;

8 . il super eroe logicamente compra la maggioranza delle azioni della cosa pubblica a prezzi stracciati, il resto ai suoi amici;

9 . il super eroe si vanta di aver salvato la cosa pubblica;

10 . noi continuiamo a pagare le tasse per una cosa pubblica;

11 . di fatto: abbiamo costruito una cosa pubblica, continuiamo a pagare per una cosa pubblica, per usare questa cosa pubblica dobbiamo pagare, anche se quella cosa che era pubblica, cioè nostra, non lo è più;

Di fatto siamo stati derubati, ma dal 6° punto in poi ci convincono dell'esistenza del super eroe e della sua bontà.

Esercizio 2: sostituire il termine cosa pubblica con: Trenitalia, Autostrada, Alitalia, etc. etc.

mercoledì 20 agosto 2008

da Gli Sfoghi di Una Cittadina Qualunque

Mi devono spiegare una cosa a me, i signori commercianti, di come funzionano i numeri.

Ché la matematica non è mai stato il mio forte, ma fino ad ora all'incirca, almeno nelle operazioni base, credevo di averci capito qualcosa.

Ma sono andata a comprare una camicetta che era in uno scaffale che c'era scritto QUI TUTTO AL 50% di sconto. La camicetta aveva il prezzo a 90 euro, così mi son fatta due conti e il risultato faceva 45, ma quando sono andata a pagare era 54 euro.

Poi siccome c'era una oreficeria che chiudeva e c'aveva un anello in acciaio che mi piaceva tanto e c'era scritto ANELLI TUTTI A 10 EURO, ho fatto il diavolo a quattro per trovare la mia misura che c'ho le dita magre io e la commessa mi ha pure detto che culo che di questo tipo qui son rimaste solo le misure piccole, ma quando sono andata a pagare eran 40 euro.

Che poi siccome ero a scuola, che c'avevo lezione di mattina e pomeriggio e non ce la facevo al tornare a casa che son 78 chilometri, son passata di fronte a un ristorante che c'aveva scritto all'ingresso PRIMO E BEVANDA 5 EURO e mi son detta, per oggi invece che il pezzo di pizza di plastica a 3 euro mi tratto bene, che sono entrata ma ho preso un'insalata che la cameriera mi ha detto che andava bene lo stesso e una bottiglia d'acqua, ma quando sono andata a pagare eran 10 euro.

lunedì 11 agosto 2008

Il Farmaco Generico


Questa è la storia di B., una bellissima persona, e del farmaco generico.

Che mi ha mandato per e.mail, ma mi ha detto che la posso raccontare, perché son cose che secondo Lei, vanno sapute e diffuse il più possibile.

B. ha una malattia diciamo annosa, che son quelle che si trascinano per anni e tutti i medici Le dicono che guarirà, sì, ma quando non si sa.

Il problema è la malattia, ma questo è un altro discorso, ma anche i costi per le cure.

Che è in terapia ed è andata da tantissimi medici e tutti Le han prescritto gli stessi farmaci.

Quindi, ha detto, se me li hanno prescritti tanti medici, vorrà dire che andranno bene e Lei ha iniziato anche la terapia farmacologica.

La terapia farmacologica consiste in quattro diversi medicinali, da prendere tre volte al dì.

La terapia e i quattro diversi farmaci costano e, dato anche l'abbondante consumo, incidono sulla Sua economia all'incirca per la metà del Suo stipendio.

Dopo un po' di tempo B. scopre che 1 dei 4 farmaci, con il medesimo principio ma con un altro nome, costa meno della metà.

Dopo un po' di tempo scopre che lo stesso 1 dei 4 farmaci, con il medesimo principio ma con un terzo nome, costa praticamente zero.

Dopo un po' di tempo scopre che il 2 dei 4 farmaci, con il medesimo principio ma con un altro nome, costa zero.

Dopo un altro po' di tempo scopre che il 3 dei 4 farmaci, con il medesimo principio ma con un altro nome, costa zero.

Fra un po' di tempo B. è convinta che anche il 4 dei 4 farmaci costerà zero, ma avrà un altro nome che deve ancora scoprire.


Miracolo della medicina, dice, anche se è un po' incazzata con tutti quei medici che in un anno e mezzo non Le hanno dato il nome dello farmaco giusto.

Per la terapia di sostegno alla cura farmacologica, però, che è quella che costa di più (dalle 600 alle 700 al mese), per quella, dice, è sicura che la puoi chiamare come ti pare, che il prezzo tanto è sempre lo stesso.

Ora, finisce nella missiva che mi ha scritto, il prossimo che Le parla di tagli alla sanità deve essere per forza un esperto di meccanica quantistica.

sabato 2 agosto 2008

Risposta a un giornalista

Vorrei rispondere al
Gent.issimo Sig.rissimo, e forse anche Dott.issimo ma non lo so, Michele Salviati
che pubblica sul www.il Corriere della Sera.it, cioè qui, questo simpaticissimo sifaperdire articolo.

Il Suo articolo, che noto stranamente ben scritto, per essere un giornalista, mi lascia una qualche perplessità, perché mi sembra un po' ignobile ingiusto brutto sbagliato sbrigativo trattare così una cosa importante come l'Esame di Stato, incentrando il problema sulla forma, sulla disparità delle valutazioni e sull'ignoranza degli studenti italiani nei confronti degli altri paesi.


Concorderà con me che effettivamente qualche problemuzzo la scuola italica ce l'ha, qualche tantissimi problemuzzi,

ma la soluzione di qualchissimi problemuzzi,

e qui forse non concorderà più con me,

visto che Lei pubblica sul www.il Corriere della Sera .it,

non è sicuramente quella cui Lei accenna sul Suo su predeterminato articolo.


Se la scuola pubblica hanno deciso,
quelli che a Lei giornalista la pagano con i soldi nostri che diamo al governo,

se quelli del Governo hanno deciso
di privatizzarla la scuola pubblica,

QUESTA è LA COSA di cui si DOVREBBE parlare male.

Con la PRIVATIZZAZIONE, solo per fare un esempio tra tutti quelli che si dovrebbero fare,
la disparità valutativa e preparatoria di cui Lei sopra abbondantemente accenna,
andrà sicuramente aumentando per poche semplici ragioni:

-quelli più poveri non andranno più a scuola, perché non hanno i denari

-gli insegnanti saranno reclutati in base alla parentela e/o amicizia e/o fammiunfavore che ti facciounfavore con l'amministrazione e la dirigenza scolastica, a prescindere dalla effettiva capacità dell'insegnante

-gli insegnanti valuteranno gli studenti in base alla parentela e/o amicizia e/o fammiunfavore che ti facciounfavore, a prescindere dalla effettiva preparazione dello studente

Ecco, è di questa tendenza

allo sputtanamento regolare e continuo della scuola pubblica
alla volontà di privatizzare la scuola pubblica, che i giornalisti,
che scrivono bene e con un sacco di fonti e citazioni come lei,
dovrebbero e devono scrivere.

Punto due

Se lei, qualora le capitasse di insegnare,

ma non lo so se Le conviene perché si fa una vita da cani e siamo pagati anche male, mentre tutta la gente pensa che si lavora niente e siamo pagati bene,

allora forse capirebbe che,

a prescindere da quello che dice la ministressa, tutta incentrata sulle case di moda che han fatto gli appalti per i grembiulini griffati,

il problema della scuola pubblica è tutt'altro,

ma proprio tutto tutto e anche altro,

di quello che Lei e la ministressa dite.

Siccome la ministressa chiacchiera tanto di condotta, bullismo, grembiuli, civiltà e Costituzione eccetera eccetera, forse si perde di vista il concetto che la maggior parte del tempo a scuola si passa in classe e non a fare le sfilate di moda o a fare a cazzotti.

In classe bisogna lavorare e far un sacco di cose che aiutino lo studente a crescere, sapere, maturare, saper fare, saper dire e saper scrivere e saper essere.

E quindi in classe, converrà, bisogna starci bene e avere, gli insegnanti, tutta una situazione che gli permetta, agli insegnanti e agli studenti, di poter fare tutto quello che c'è da fare BENE.

Ma la ministressa se ne frega di ciò. E i giornalisti anche, perché io non l'ho MAI sentito a un giornalista di regime dire che il problema era questo qui che io ora sto per dire.

La ministressa infatti taglia il numero di insegnanti, ma per la gente che non è un insegnante non è facile capire che cosa significa tagliare gli insegnanti.

Tagliare gli insegnanti, che è una cosa che fa incazzare gli insegnanti che già per diventare insegnanti devono vendere il culo per pagarsi gli studi e poi lavorare se gli va bene hanno un contratto a tempo determinato, che l'età media di quelli che sono assunti con un contratto a tempo indeterminato è di 50 anni, ma questo è un altro discorso.

Tagliare gli insegnanti significa risparmiare i nostri soldi dello stato, che però per noi cittadini le tasse da dare allo stato non diminuiscono ed io vorrei sapere con tutti quei soldi cosa ci fanno, che noi abbiamo il debito di stato, ma questo debito noi cittadini mica l'abbiamo fatto,

Tagliare gli insegnanti significa aumentare il numero di studenti per classe.

Quindi chiamiamola con il suo nome, questa enorme puttanata stronzata manovra.

Tagliare gli insegnanti = aumentare il numero di studenti per classe.

Se già ora con 30 (trenta) studenti per classe si lavora male.

Che come si fa a seguirli per bene, interrogarli bene, essere sicuri che tutti han capito, spiegare bene le cose?

Se son così tanti.

Che devi stare attento che in classe c'è quello che fa casino, e gli devi stare dietro,
c'è quello che in crisi perché gli è successo qualcosa di brutto, e lo devi ascoltare,
c'è quello che fa un percorso differenziato (sordo, cieco, sordomuto, in carrozzina, disabile, con ritardi mentali e crisi epilettiche) e che ha diritto a un' attenzione particolare e che ci vorrebbe un insegnante di sostegno, ma che non c'è, perché han tagliato gli insegnati,

c'è quello straniero che non parla l'italiano e che ha diritto a un' attenzione particolare, e che ci vorrebbe un corso di L2, ma che non c'è, perché han tagliato gli insegnanti.

Se son così tanti, che per ogni classe un terzo son stranieri, un terzo son differenziati e un terzo sono in crisi adolescenziale.

Se ora, con i tagli agli insegnanti, per classe ci son 40 (quaranta) studenti, come si fa a seguirli tutti e bene fino in fondo?

Caro giornalista, mi risponda, possibilmente sul giornale di regime su cui scrive, se glielo fanno fare, che almeno la gente sappia che TAGLIARE GLI INSEGNATI NON SIGNIFICA LICENZIARE I FANNULLONI, MA MANCARE A UN DIRITTO COSTITUZIONALE che è IL DIRITTO ALLO STUDIO.

E poi Lei dice che gli studenti sono ignoranti, nèh?

E le ministresse o ministrette che collaborano all'ignoranza, perché non si può dire che sono stronze e ignoranti come le capre?

mercoledì 9 luglio 2008

Sono in Riserva


devo mettere benzina .

lunedì 30 giugno 2008

Passano i giorni :


mi alzo alle sei , rientro alle quattro , pranzo , leggo i quotidiani per trovare ispirazione e mi trovo avvolta nelle solite quattro stronzate . Non sono stronzate , lo so , ma il bombardamento che stanno facendo , più che una sensibilizzazione , sembra una guerra per sfinimento : a forza di rompere le palle , quasi quasi verrebbe da chiedere l'immunità a vita per tutte quelle teste di cazzo , almeno la fanno finita . Tanto , l'abbiam capito , che gira e rigira chi ci rimette siam sempre noi , noi soliti cittadini coglioni .

Così dormo un po' , cercando di non pensare a niente , soprattutto all ' affitto , all'assicurazione della macchina , alle bollette , alla spesa, che scadono sempre quelle , puntuali ed impeccabili , pena altre multe su more e sfratti violenti .

Intanto a lavoro , mi han già detto che la scuola non ha i soldi per pagare le commissioni della maturità , sì , lo so che , forse , mi pagheranno , ma chissà quando . Anche se l'anno scolastico è finito e mi devono ancora pagare i recuperi del I Quadrimestre , lo so che , forse , mi pagheranno ; so anche che , forse , mi pagheranno anche gli approfondimenti del II Quadrimestre , lo sportello per i recuperi di italiano agli stranieri ed il progetto Anti Dispersione Scolastica , forse mi rimborseranno anche le spese di viaggio per la gita a Terni (quella a Genova han già detto di no ) ; sì , lo so , mi devono pagare , mi dovranno pagare , mi dovrebbero pagare , mi pagheranno .

Ma allora , perché il proprietario di casa , quando gli ho detto che quando mi pagheranno, lo pagherò, si è incazzato e mi ha detto che lui i soldi li vuole ora ?
Perché , nonostante avessi avvisato gli enti di fornitura elettrica , acqua e gas che li avrei pagati non appena mi avessero pagato , hanno minacciato di staccarmi le medesime ?
Perché , l'Assicurazione mi ha rifiutato il rinnovo , benché le avessi detto che avrei pagato appena ricevuti gli arretrati ?

Perché il benzinaio , quando gli ho chiesto il pieno esponendogli la fragile situazione italiana della giustizia , a causa del problema dell'immunità per le quattro alte cariche dello stato , mi ha detto che a lui non gliene frega un cazzo se non mi hanno pagato e il pieno non me lo fatto ?

martedì 22 aprile 2008

Crisi finanziaria


Le menti malate dei banchieri, i leader mondiali, sono arrivate alla loro ora di auto-riferimento estremo. Un vero e proprio 'loop infinito', per dirla come i programmatori, che sta per bloccare qualsiasi tentativo di azione.


La finanza, questa astrazione dalla realtà, si trova a dover risolvere un problema causato dalla sua stessa logica del dominio, del possesso e della schiavitù.


La filosofia perenne attribuisce valore a ciò che viene conquistato con il lavoro onesto, l'arte, l'altruismo, la qualità, il rispetto della vita e dell'essere umano.


Ha valore quello che l'uomo fa, diretta o indirettamente, in beneficio di altri uomini. Ha mercato ciò che, in qualche modo, serve al bene della comunità.


Il valore può essere diverso secondo la natura dell'oggetto: una sedia, un torta, un brano musicale, un servizio di riparazione o un quadro hanno tutti un valore che viene percepito secondo la sensibilità ed il bisogno dei soggetti.


Una mente sana vede la realtà e la concretezza del valore delle cose , siano esse oggetti o azioni compiute.


Quantificare il valore in una scala numerica è stabilire un prezzo.


Valore e prezzo sono cose molto diverse. Il valore viene dalla coscienza dell'importanza di qualcosa; il prezzo è un numero, semplice concetto aritmetico. Il valore può essere sentito nel cuore, capito dalla mente; un prezzo può essere scritto su un foglio di carta o inserito in un computer ed è solo una rappresentazione.


Una mente offuscata confonde valore e prezzo; una mente malata vede solo il prezzo.


Cosa è la finanza se non una astrazione dalla realtà? Un continuo manipolare di prezzi, di operare aritmeticamente con queste quantità? Dov'è il sentire umano di un valore?


Oggi la finanza è in crisi, le banche sono insolventi. Questo vuole dire che i numeri disponibili sono in predominanza negativi. Il loro operare aritmetico è diventato un gioco con numeri minori di zero. Cosa molto seria per una mente che ignora il valore e vede solo il prezzo. I numeri negativi sono schiavizzanti quando applicati al mondo naturale: rappresentano un debito.


Avere un pane con “segno negativo” davanti, significa dover dare via qualcosa che non abbiamo. Un vero e proprio controsenso per una mente sana e ordinaria, ma non per la mente di un banchiere.


Chi vive nel mondo naturale, sa che sotto lo zero non si può andare: qualcosa o c'è o è assente. Mettere un segno negativo davanti a una cifra significa ipotecare il futuro di qualcuno, rendendolo non più libero, ma compromesso.


Sovrapporre l'aritmetica dei banchieri alla realtà causa un apparente paradosso, un problema.


La moneta “negativa” cioè, il debito, non può essere associata con qualcosa di reale, ma serve solo a vincolare ed a schiavizzare l'uomo.


La soluzione non si trova sul piano del problema, ma al di sopra di esso. L'errore è cercare di dare valore a ciò che non esiste nel presente ma, forse, in un futuro.


Speculare è dare valore a qualcosa di inesistente.


Allo stesso modo, essere creditore è ricavare qualcosa di un tempo che non esiste realmente: il futuro.


Come finirà la crisi?


Il mondo della finanza è un sistema chiuso in se stesso. Numeri, prezzi, soldi, operazioni aritmetiche in un girare continuo. Ci sarà la completa dissociazione dalla realtà, i prezzi, i soldi saranno visti per quello che sono : numeri nei computer e sui fogli di carta.


I banchieri, con le loro menti malate, senza poesia, resteranno a guardare un mondo fatto di terra, aria, sole, lavoro, cibo, ma anche di emozioni, sentimenti e coscienza.


Un mondo complesso che le loro addizioni e sottrazioni non sfiorano minimamente.

volantino, “Perché lottiamo” – 1976

Perché?

– Perché intervenire in un quartiere occupando una casa con appartamenti vuoti da anni?

– Perché opporsi alla speculazione edilizia?

– Perché creare un centro sociale dove tutti si possano incontrare e discutere di vari problemi liberamente?

– Perché rifiutare una società che di fatto elimina i rapporti fra gli individui e gli crea delle città che sono alveari?

... per una società senza servi e senza padroni.