Una volta che si hanno in mano gli SCEC, abbiamo in mano anche quella che si suole chiamare la curva di svolta, atta all'abbandono del commercio globale [gestito interamente e solamente da poche multinazionali che fanno il bello (per loro) e il cattivo tempo (per noi) come meglio gli aggrada] e alla rivalutazione dell'economia locale.
L'importanza dell'economia locale si sa. E che l'economia locale, checché se ne di dica, sia sempre stata caratterizzata dalla qualità, anche.
Ipotizziamo allora che io da consumatore, diventi a mia volta commerciante: commerciante affiliato allo SCEC.
Il commerciante affiliato SCEC, così come il consumatore, hanno a loro disposizione un grande database in cui compaiono tutti gli affiliati SCEC: esso può allora decidere dove acquistare i suoi prodotti da commercializzare.
Il progetto Arcipelago prevede, come dice il nome stesso, una serie di isole, territoriali in questo caso, che mettono in relazione il commerciante con la filiera a lui più vicina.
Il vantaggio di una distanza minore tra commerciante e filiera è facilmente intuibile: si abbassano i costi.
Nel momento in cui io acquisto un vasetto di yogurt e lo pago 1 euro, devo mettere in conto che con quell'euro, non compro lo yogurt, come si dice correntemente, ma anche altro:
“Oggi ho comprato uno yogurt e l'ho pagato un euro” : è una frase sbagliata.
Impariamo a chiamare gli acquisti con il loro vero nome:
“Oggi ho comprato 20 centesimi di yogurt e con i restanti 80 centesimi ho comprato l'imballaggio, voluminoso, il trasporto, incredibilmente lungo, e la pubblicità, con la Marcuzzi stitica.
Il vecchio vuoto a rendere, diciamolo chiaro, aveva la sua porca importanza: diminuire il costo del prodotto a favore del riutilizzo del vuoto che invece oggi viene buttato via.
[Il caso dell'immondizia è ridicolo, se ci preoccupiamo di come riciclarla o termovalorizzarla, senza porre attenzione al fatto che il solo limitare la produzione di immondizia, sarebbe non solo più semplice e salutare, ma anche più economico.]
Il mio vasetto vuoto di yogurt, se io lo potessi riutilizzare, non solo eviterei la produzione di rifiuti, ma eviterei anche di pagare nuovamente una confezione che già possedevo e perfettamente integra.
Già questa piccola trafila inciderebbe molto sul mio euro iniziale.
Ipotizziamo poi che si abbattesse anche il costo del trasporto, che invece di arrivare da Budapest (1.125 chilometri dal mio negoziante), il mio yogurt arrivasse da Capannori (12 chilometri dal negoziante), ecco che il mio euro iniziale verrebbe già ampiamente ridotto a pochi centesimi.
Gambizzando poi la Marcuzzi, ecco che il sogno di vedere un film in santa pace, per chi utilizza ancora ancora il vecchio metodo tivvù, diventerebbe più concreto.
[Continua...]