giovedì 31 luglio 2008

Ultim'ora

Trattato UE, più famoso come Trattato di Lisbona,

OK DELLA CAMERA

InformateVi, tutti, neh, anche quelli che passan di qui per caso,

che LA PENA DI MORTE e LE ALLEANZE e LE INTESE PREBELLICHE sian con noi!

Che in Irlanda han fatto il referendum e han detto NO, ma poi tramite la stampa di regime li han già tutti infamati gli irlandesi.

Gli Interessi in Comune


Mentre aspettavo che arrivassero i libri di Paolo Nori, Pancetta e I Quattro Cani di Pavlov, mi sono letta un altro libro.

Che è un autore fiorentino, tale Vanni Santoni, che ha scritto con la Feltrinelli questo Gli Interessi in Comune, che non lo so mica giudicare ancora, io, questo libro, e non so dire nemmeno se mi sia piaciuto oppure no.

Che poi mi ha fatto riflettere, e questo è già qualcosa per un libro, che mica tutti i libri ci riescono, a far riflettere la gente.

Ed è scritto anche con un stile asciutto e scorrevole, van giù bene le pagine insomma, che l'ho letto in un due serate e un pezzettino al parco.

Che è un libro che parla un po' delle generazioni, cioè parla della generazione dello scrittore, ma che se uno è di un'altra generazione può anche fare il confronto.

E questa generazione, che non è proprio la mia anche se fra me e lo scrittore ci corron solo cinque anni, è come un po' tutta incentrata sulle droghe.

Ché nel libro parla solo di tutti i tipi di droghe che han provato l'autore e i suoi amici e poi non dice altro, ma si percepisce un po' di fondo che c'è sempre un dramma basilare nella vita dell'uomo quando è indeciso tra l'essere e il diventare.

Ecco, io 'sto libro l'ho comprato ché è un periodo, ora, che mi son detta che voglio leggere solo autori italiani contemporanei per vedere un po' lo stile e l'uso della lingua e le tematiche (e tutte quelle cose che ti insegnano a fare quando studi la letteratura).

E l'ho comprato perché all'inizio del libro, il suo incipit insomma, c'è un 'manifesto generazionale' che mi ha colpito tanto, ma poi di veramente interessante, mi sono accorta, che c'è solo quello, che son solo due pagine all'inizio, e che tutto il resto poi è stata solo una spiegazione di come è giunto l'autore a scriver quel 'manifesto' lì.

E quell'autore, quel libro e quel 'manifesto', pare sia giunto a scriverli facendo un uso abbondante di droghe e quindi il racconto alla fine è la descrizione di tutti i momenti in cui l'autore e i suoi amici han provato le droghe, che anche i capitoli han come titolo il nome della droga che viene provata in quel capitolo lì.

Ecco, alla fine, un qualcosina c'è, ché si potrebbe tentare anche un'analisi sociologica sull'uso della droga e di come è cambiata antropologicamente la percezione, la concezione, l'uso della botanica sacra, che son cose interessanti, ma che si potrebbero scrivere benissimo anche in un altro modo o in maniera più approfondita,

Alla fine sembra quasi solo un abbattimento del tabù della droga, che ha i suoi aspetti positivi, ma anche negativi. Quindi non so, mi sento un po' perplessa.

Il 'manifesto' invece è proprio interessante, che ora, se i miei cinque lettori -che son più realista io di Manzoni, quando ne preventivava venticinque- han pazienza di leggerlo, lo trascrivo pure, così si risparmiano i 13 euro del libro solo per due pagine, a meno che poi ai miei cinque lettori interessino sapere quali tipi di droghe si son fatti quei ragazzi lì e le allucinazioni che hanno avuto, che sono un po' misere sinceramente, e comunque non certo ai livelli di William Seward Burroughs, che non c'è proprio confronto con lui e quella generazione lì, almeno per me, insomma.

De Oriana Fallaci


Allora stamattina, che sono stata mattiniera, siccome davanti casa giustappunto c'ho il supermercato del libro, la prima cosa che vedo, ancora prima del delitto della porta accanto, che davvero han trovato una morta in casa in città e non sanno ancora se si tratti di incidente o di omicidio, la prima cosa che vedo è stato un cartellone pubblicitario del libro dell'oriana fallaci.

Il titolo postumo è un cappello pieni di ...e qui arriva il dilemma... ciliege.

Che io ho sempre scritto ciliegie, con la g.i.e alla fine, che c'è anche un paragrafo nei libri di grammatica dedicato al gran dilemma ortografico, e ciliegie, da quando io son per le scuole, è sempre stato ciliegie con la i.

La regoletta in poche parole dice che:

i sostantivi che terminano in -gia con la i atona al singolare (come in ciliègia)
e che hanno la sillaba finale preceduta da vocale (come ciliegia),
hanno la i nella desinenza plurale (ciliegie e non ciliege)

quindi ciliegie,

ora è vero che è ammesso anche il ge, ove non si creino omografie,

ma io non vedo perché si debba sconvolgere completamente un'ortografia, là dove non ce ne sia bisogno o non sia espressamente motivato.

Che per esempio, è vero che io scompongo e frantumo la sintassi del periodo e della grammatica-base, ma un motivo ce l'ho, ché far giochi con la lingua mi è sempre piaciuto (!?).
E mi piace tanto anche la Gertrude Stein e Raymond Queneau, la scrittura automatica e la scomposizione della forma, le avanguardie e la sperimentazione linguistica e la Virginia Woolf.

E una teoria di sottofondo ce l'ho, ché vorrei tentare di ricondurre al piccolo quotidiano le grandi tematiche importanti, ma che se esposte con un certo accademismo linguistico diventano pallose, e poi sennò secondo me anche i grandi ideali o le idee sociali son difficili da vivere o mettere in pratica, mentre invece si incontrano tutti i giorni, delle piccole ma grandi scelte da fare.

E unito a questo vorrei che si tramandasse anche quella forma un po' colloquiale e dialettale che ci caratterizza e che oggi sennò con la globalizzazione e la massificazione della lettura va a puttane.

Ecco, io i miei errori sintattici un po' li giustifico, e cerco anche una musicalità di fondo nello scrivere, che secondo me assomiglia un po' alla musica (e tutta, ecco, poi una sfilza di paranoie linguistiche che a me intrigano da matti).

Ora la spiegazione per quelle ciliege senza i lì dell'oriana fallaci, non l'ho mica trovata.

Che due giorni fa sulla Repubblica.it il primo articolo che proponevano era proprio 'sta storia delle ciliegie, che era scritto ciliege senza i, e mi son detta, ma guarda questi qui, che sbagliano anche l'ortografia e poi si fan chiamare giornalisti (che con i giornalisti sono un po' anche incazzata e son sempre pronta a criticare il pelo nell'uovo).

Che dopo qualche ora c'ho ripensato, architettando già un piano di denuncia oratoria roba da matti, e sono andata a ricontrollare e ho visto che, sulla Repubblica.it, l'avevan corretto e avevan scritto ciliegie con la i, e le parole mi son morte in gola.

Che dopo qualche ora poi, son tornata di nuovo all'articolo e c'era di nuovo ciliege senza i, e ho pensato che ci fosse sotto qualcosa e poi ho capito che si trattava del titolo vero del libro postumo dell'oriana fallaci.

Però la motivazione mica l'ho poi trovata.

Che ora, io son per ciliegie con la i, ma se poi succede come la parola familiare, che ho sempre scritto con la li, ma siccome la Natalia Ginzburg aveva scritto Lessico Famigliare con la gli, è diventato corretto anche scrivere famigliare con la gli, che io agli studenti nei compiti non glielo ho mai corretto.
Ma lì c'è una storia più profonda, dall'etimologia latina etc.etc. ed il passaggio nel volgare, che insomma anche a spiegarlo c'è una certa soddisfazione.

Ma 'sta cosa delle ciliegie io non l'ho capita, che anche l'Accademia della Crusca, son sicura, dice ciliegie con la i.

Che poi 'sta storia dei titoli, non vorrei che diventasse che siccome l'Oriana con la Rizzoli han scritto ciliege senza la i, allora gli studenti nei temi non mi ci metton la i, e se io lo segno errore poi mi fanno anche polemica (ché con due errori gravi di ortografia io levo un punto pari pari al voto finale), che se continua così siccome fantozzi dice venghi e vadi, allora non son più errori nemmen quelli, e non son più errori neanche quelli che per far rima mettono nelle pubblicità e via dicendo.

mercoledì 30 luglio 2008

Oroscopo Gemelli


Mah!


Breve panoramica astrologica prevedente oggi :


Gettati in un’impresa che ti sta a cuore con la solita certezza di buona riuscita, perché sono proprio la fiducia in te stesso e la tua naturale leggerezza d’animo che ti faranno portare a termine i tuoi progetti come li hai sognati. Proficua la giornata per muovere denaro, per far rientrare crediti e per farti contagiare da un virus chiamato shopping.

Sarete fortunati in tutte le questioni che richiedono immaginazione, fantasia, ispirazione. La sensibilità personale vi servirà per risolvere, trovando la soluzione giusta, certi rapporti contrastanti e discussioni familiari con il partner. Tutto si sistemerà prima di quanto pensiate.

C’è da scommettere che hai una fila di volontari pronti a spalmarti la crema solare: Venere recluta nuovi simpatizzanti sulla spiaggia, felici di rendersi utili. In qualche coppia, invece, siamo alle solite: spuntano piccole gelosie, tante punzecchiature, nuove rivalità incitate da Marte. Ti piace provocare? Allora fallo senza pestare i piedi a nessuno. Molti i single folgorati da nuovi sguardi.


In verità :


Appena ti svegli, armati di corazza, spada e mutande di piombo, perché tempo un'ora, ancor prima del secondo caffè avrai già : subìto una truffa dall'assicurazione automobilistica, che ha raddoppiato pari pari la rata senza che tu abbia fatto nulla e non hai soldi per pagarla; litigato con l'80% dei congiunti, di cui il restante 20% non è reperibile in quanto in ferie, ma ce ne sarebbe anche per loro.


La nota positiva: hai rotto il ventilatore, unica oasi tiepida di un'estate afosa in città, ma ti girano talmente le palle che per oggi puoi farne anche a meno.


martedì 29 luglio 2008

Vacanze - Lavoro



Sempre di coglioni si tratta.

Consigli per gli Acquisti


Conigli Squisiti [Crittografia anagrammatica]

ovvero La società dell'Immagine.





Che stamattina son andata a cercare un libro da leggere,

che in questo periodo di vacanze è la cosa più bella che si può fare,

che durante l'anno poi mi lamento sempre che non ho tempo per leggere,

e pensare che io son di quelle che leggono anche al buio.


E nella libreria dove sono andata,

che non è il supermercato dove l'altra volta gli ho chiesto uno Ionesco e non sapevano nemmeno chi fosse,

nella libreria dove sono andata,

che è una libreria di quelle piccole e tutte raffinate,

dove i libri li scelgono con cura e mettono anche la musica ricercata di sottofondo,

che secondo me comunque un po' influisce la musica sulla scelta del libro,

nella libreria dove sono andata a cercare qualche libro di Paolo Nori,

mi han dovuto far l'ordinazione ché quell'autore non ce l'avevano.


E mi ha fatto un po' ridere insomma,

perché il libraio che ha l'accento di uno del nord,

e qui da noi in Toscana, quelli che hanno l'accento del nord ci fanno un po' di suggestione,

parlava con un altro, che anche lui aveva l'accento del nord,

e dicevano che c'era un libro con il testo russo a fronte e sembravano due intellettuali di quelli con le palle,

e quando io gli ho chiesto i libri che cercavo,

ecco, questo signore con l'accento del nord che leggeva libri con il testo in russo a fronte,

mi ha fatto un po' ridere quando diceva i titoli dei libri che cercavo io: Pancetta, Mi compro una gilera, La vergogna delle scarpe nuove.

Che io gli ho detto, no, quello della gilera ce l'ho, ma pancetta e i quattro cani di Pavlov van bene.

Allora lui ha ridetto: Pancetta e I quattro cani,

che mi ha fatto un po' ridere insomma, la serietà con cui lo diceva.


Che la gente, secondo me, mica lo capisce il significato di un titolo.

La gente cerca libri che abbiano un bel titolo, di quelli che anche se non vogliono dir niente, l'importante è che c'abbiano un certo spessore nel titolo.


E quindi a Paolo Nori io gli volevo dire che i titoli dei suoi libri mi piacciono tantissimo, che hanno un sapore così naturale che ti fanno sentire la sincerità delle cose quotidiane e ti fanno vivere quelle situazioni un po' assurde in cui la letteratura la smette di essere uno strumento per l'immagine ed inizia ad essere uno strumento della nostra bellissima semplicità complicata.


Però gli volevo dire, a Paolo Nori, che per me i suoi titoli son bellissimi così,

ma forse sarebbe meglio facesse delle sovra-copertine con altri titoli finti, così solo per attirare l'attenzione, e il titolo vero un po' nascosto,

perché la gente si sa, quando fa quella gran mossa di andar per libri,

vuol sentirsi un po' intellettuale.


Allora sarebbe meglio fare un contro-titolo, tipo 'Shopping con mia cugina', 'Shopping per la piscina', 'L'orologio più costoso del mondo' o 'Il naufragio dell'Odissea',

così le persone li comprano e ci son nelle librerie e io non devo fare l'ordinazione,

che poi vanno in ferie e non si sa quando arrivino i libri.


Che poi i contenuti vanno bene così, tanto la gente mica li capisce quelli.


Le panchine

L'altra sera, che era il luogo meno adatto lo so, ma eravamo tutti lì a cena, una gran tavolata, e c'era anche l'assessore comunale, glielo ho detto, gli ho detto che secondo me non andava bene così, perché nella mia città mancano le panchine.


Ce ne son sempre meno, ci son piazze e strade dove non ci son panchine e piazze dove c'è una panchina sola.


Che la gente, quando va a passeggio e vuole riposarsi non sa dove mettersi a sedere, soprattutto i pensionati, che non son come i giovani che si mettono a sedere anche per terra.


E gli ho detto, all'assessore comunale, che secondo me non va bene, perché così mancano i luoghi d'incontro, dove le persone si metton lì e si conoscono e si scambiano le idee sul mondo ed anche se son sole, poi si fanno compagnia. E poi i pensionati non possono andare a fare la passeggiata e se ne devono stare in casa e vanno in depressione. E a volte è anche solo bello mettersi a sedere a leggere un libro o a guardare la gente che passa o a guardare la città, che son cose belle, gli ho detto e aiutano a sviluppare il senso dell'osservazione che ha tutta una serie di conseguenze importantissime.


E lui mi ha detto che non era colpa del comune, che anche lui, l'assessore, era d'accordo con me.

La colpa, mi ha detto, era dei cittadini, perché poi sulle panchine ci si mettevano i barboni e alla gente non gli andava bene e così avevano chiesto di levare le panchine.


Ora io l'altro giorno sono andata in quella piazza dove c'è una sola panchina, sempre occupata, che è una delle piazze più famose della mia città e la conoscono in tutto il mondo, e ho visto che ci sono tanti bar che hanno i tavolini all'aperto, sul suolo pubblico insomma, e che la devono pagare, questa occupazione del suolo pubblico, al comune.


E mi son detta che il comune ci guadagna di più con i tavolini dei bar, che con le panchine, e che se ti vuoi mettere a sedere, ti devi mettere a sedere al bar e devi consumare qualcosa.


Ed è questa concezione del dover consumare per forza quando esci, che mi ha dato molta noia, che è un consumismo un po' obbligato, e che ti toglie il piacere di uscire ed il piacere di tante altre cose.


Così ho pensato che magari, visto che il mio comune è un comune di destra, potrebbero anche rimettercele le panchine e poi prendere le impronte digitali a tutti e poi mettere un marchingegno sulle panchine che riconosce le impronte digitali e se non vai bene, perché per esempio sei un barbone, allora la panchina emette delle scariche elettriche che sulla panchina non ti puoi mettere a sedere.


Che secondo me, a lamentarsi delle panchine, mica son stati i cittadini per i barboni, che quelli son più liberi e, se vogliono, si mettono anche in terra loro, mica han bisogno delle panchine loro, questo è un luogo comune, secondo me son stati i proprietari dei bar a dire di toglier le panchine, così la gente, quando è stanca e vuol sedersi, deve consumare per forza e loro guadagnano.


Ecco, a me, questa cosa, che tutta la vita debba sempre essere ricondotta al guadagno, mica mi piace.

lunedì 28 luglio 2008

Scuola di Polizia


Le forze dell'ordine sono effettivamente aumentate anche nella mia città e gli incontri con la polizia pedestre e auto-munita è sempre più frequente.

Allora l'altro giorno ero seduta al bar ed ho viso una coppia di poliziotte che una era robustina e l'altra avrà portato sì o no una taglia 54, che aveva un giro pancia che mi son detta che se mi avessero scippato la borsa, il ladro, quelle due lì, nemmeno ci avrebbero pensato ad inseguirlo.

domenica 27 luglio 2008

Ettorex. Intermezzo. Quinta parte

Stamattina sono andata a fare una lunga passeggiata sulla spiaggia


-mi ero appena alzata, ero ancora addormentata e la pigrizia mentale non aveva fatto in tempo a dirmi no-


così,


-dopo un lungo tempo in cui la pigrizia mentale l'aveva pressoché sempre vinta-


ho riassaporato il piacere dei miei muscoli tesi ed in movimento.


Mi ero dimenticata che sensazione fosse, quella di sentire i miei muscoli lavorare, e mi sentivo anche più tonica, atletica, in forma,


-tanto che mi son promessa, o ripromessa, di cominciare, o ricominciare, al fare le miei lunghe camminate, quelle dove Ettorex si stancava prima di me. Dove, per farmi smettere di camminare, Ettorex giocava sul fattore compassione e iniziava, talvolta, anche a fingere di zoppicare: non è mai stato un grande atleta, Ettorex.


La prima passeggiata con Ettorex la feci in centro a Firenze. Capirai, era un batuffolo bianco, ancora piccolo come un gatto piccolo, bianco e nero che faceva una tenerezza che non me la dimenticherò mai. Insomma, appena prelevato dalle amene campagne toscane, borghi e boschi, me lo porto in centro. Ecco, da quando siamo scesi di macchina a quando non siam tornati in macchina, Ettorex è stato all'incirca paralizzato: prima non voleva nemmeno camminare, poi non è riuscito nemmeno a fare la pipì. Insomma me lo son portato in braccio, che tant'è vero che a un certo punto che l'avevo messo in terra e lui si era nascosto sotto la mia gonna, io mi ero abbassata e la gente pensava che mi sentissi male.


Insomma ecco, da quella volta lì, secondo me è rimasto traumatizzato, che poi ha sempre camminato poco volentieri ed ha continuato a nascondersi sotto la mia gonna.


Però, devo dire, che ho sempre tenuto molto alla sua de-forma fisica e a fare le passeggiate ce lo portavo lo stesso.


A lui c'era solo un posto che gli piaceva veramente: il bosco; lì era capace di girellare ore solo per un mero piacere olfattivo.

Annusava per ore, trovava una pista e la seguiva, facendo rocamboleschi giri, di norma giri in tondo o giri a otto, con divagazioni sul tema, e correva veloce veloce fin quando non perdeva il filo della traccia.

In realtà non so quali tracce seguisse, animali non credo, perché una volta era a due centimetri da una lepre, che io l'ho vista scappare e lui nemmeno se n'è accorto; secondo me aveva una filosofia tutta sua in campo dell'odore.


Insomma, oggi mi faccio questa bella passeggiata marina, quando mi trovo ad attraversare una spiaggia piena di cani.

C'era una marea di cani con i loro padroni e mi son detta: toh, che bella una spiaggia dove puoi portare i cani!

Era la prima volta che la vedevo, e ce ne era di tutti i tipi, grandi e piccolini, legati al guinzaglio, sciolti, nell'acqua, a rincorrer legni e palline.

C'era un dalmata che nuotava con il padrone al guinzaglio e un altro che cercava di prendere un sasso nell'acqua, ma non ce la faceva ad andare sotto con la testa, e un boxer che cercava di giocare con un altro cane e gli faceva i finti assalti, e poi ce n'era un altro grosso tutto insabbiato e uno minuscolo sull'asciugamano accanto alla padrona che prendeva il sole.

Un paradiso, mi son detta.

Ecco, mi son detta, se ora avessi Ettorex qui con me lui avrebbe: prima litigato con tutti i cani vicini e poi avrebbe guaito a ore per il caldo. Ché lui e il caldo non vanno d'accordo, come non va d'accordo con l'acqua. Poi avrebbe abbaiato a chi fa il bagno e abbaiato alle onde, tentando di morderle selvaggiamente.


No, mi son detta, decisamente Ettorex non è un cane da mare. Lui è più un tipo da poltrona, ecco, è un tipo da ombra, acqua fresca nella ciotola, salotto, poltrona e aria condizionata o, come opzione per sconfiggere il caldo, se proprio proprio va male, il ventilatore, che poi sul resto proprio non transige.

venerdì 25 luglio 2008

A Paolo Nori


uno degli autori per il quale ho preso una fissa è Paolo Nori, l'ho letto fin da quando sono usciti i suoi primi libri.

Anzi, i suoi primi libri li ho letti tutti, poi sono rimasta un po' indietro, perché la cultura costa e ogni tanto devo darmi una regolata, perché a leggere un libro a volte ci metto un giorno e basta, e va finire che in libreria poi ci lascio lo stipendio.

Che di per sé, a ben pensarci è una cosa assurda, ma talmente assurda.
Ché ogni mestiere abbia degli sgravi sulle spese degli strumenti atti a condurre nel migliore dei modi la propria professione, mi pare più che lecito.
Ciò che non è lecito, moralmente assurdo e anche molto tragico direi, è che io non abbia sconti sugli strumenti del mio mestiere ed a fine mese debba fare i conti su tutti i libri che vorrei leggere, e che sarebbero necessari al mio mestiere, ma che non mi posso permettere e debba fare una scelta tra quelli più urgenti e quelli meno.

Ché l'altro giorno quando sono andata in libreria mi sono anche incazzata, perché nella pila dei libri delle nuove uscite, mica c'eran libri sani, no, c'era valeria marini, nel suo libro e anche in copertina con gli occhiali da sole perché c'ha un occhio pio, e mi son chiesta che cazzo avrà da dire? io certe cose non sopporto.

Ora c'è lettura e lettura e ci son tanti libri nei cassetti di scrittori sconosciuti che non trovan nessuno che li pubblichi perché sono sconosciuti ed a questa invece che come spessore per me è molto molto sottile le pubblicano un libro sul come ti porto le mutande.

Ecco comprare un libro in una libreria dove subito all'ingresso avevan questo libro, mi ha dato un un po' fastidio. Se fosse per me, dovrebbero fare due tipi di librerie: quelle dove vendon i libri veri e quelle dove vendon le stronzate, così almeno non si ferisce chi invece, ancora un po', crede nella letteratura e nella lettura e nella scrittura e nel miracolo delle parole.

Ora, mi son detta, in questa libreria non ci vengo più, perché non voglio collaborare io al dar profitto a chi vende i libri della marini, ma poi mi sono accorta che da quando hanno aperto 'sta libreria gigantesca della figlia di berlusconi, han chiuso tutte le librerie d'intorno e l'unica alternativa, per comprare libri, era la mondadori.
Ed anche alla mondadori io non ci posso andare, perché anche quella è di berlusconi e lì, invece che la marini, c'han fabio volo, che sarà pure simpatico, ma sarebbe meglio che continuasse a fare il giullare e lasciasse stare la penna. O se proprio proprio, insistesse con il fatto che vuole la penna, prendesse quella di qualche pennuto e si mettesse a giocare agli indiani -con le penne in teste- o fare i cuscini ed i piumoni -con le penne dell'anatra.

Insomma, era tanto che lo guardavo 'sto libro di Paolo Nori, ma aspettavo uscisse in edizione economica, che son quelle lotte che faccio: lotte di attesa, lotte al centesimo.
Ma son quelle lotte per sfinimento, che talvolta vince lo sfinimento editoriale ed io mi compro il libro in edizione non economica e collaboro rabbiosamente al profitto della libreria che vende la marini.

Insomma lo compro 'sto libro e stanotte c'ho fatto le due per leggerlo, che è un vero spasso. Paolo Nori l'ho visto anche a una conferenza dove parlava dei suoi libri e gli ho fatto anche una foto.

Elenco dei suoi romanzi, e di quelli che mi mancano:

1999 - Bassotuba non c'è - celo
1999 - Le cose non sono cose - celo
2000 - Spinoza - celo
2001 - Grandi ustionati - celo
2001 - Diavolo - celo
2002 - Si chiama Francesca, questo romanzo - celo in duplice copia
2003 - Duke & Co - manca
2003 - Storia della Russia e dell'Italia - manca
2003 - Gli scarti - manca
2004 - Pancetta - manca
2004 - Learco. In un ora, nove romanzi in musica con Learco Ferrari, in un'ora - manca
2005 - Ente nazionale della cinematografia popolare - manca
2006 - I quattro cani di Pavlov - manca
2006 - Noi la farem vendetta - manca
2007 - Tre discorsi in anticipo e uno in ritardo. Su Calatrava, su Checov, sulle scimmie, sulla canzone popolare - manca
2007 - La vergogna delle scarpe nuove - manca
2008 - Siam poi gente delicata. Bologna Parma, novanta chilometri - manca
2008 - Mi compro una Gilera - celo

Insomma son rimasta un po' indietro, che poi sono anche noiosa, ché un autore quando mi piace, io devo leggere tutto, e per di più ho questa strana pretesa di leggere i libri in ordine cronologico, così, penso, posso vedere anche la maturazione della sua scrittura e l'evoluzione del suo stile.

Che la scrittura è un'arte e subisce grandi cambiamenti nel tempo, e lascia un'idea del mondo e dell'uomo che è una cosa formidabile.

Ora Paolo Nori mi piace perché scrive come parla. Lo dice anche in un libro, che il computer, evidentemente lui scrive a computer, quando scrive un libro gli dà sempre quasi tutto sottolineato in rosso per gli errori.
Ma questo suo scrivere come parla, diventa quasi una cantilena, armoniosissima e bellissima, e musicalissima, che leggere e scrivere è quasi un po' come produrre musica, quando senti che le parole scivolano via al ritmo del mondo e non ti puoi interrompere mai di leggere, che sarebbe come stoppare una canzone sul più bello.
E lui è così, ti trascina nelle sue storie con questa musica del parlato e se ne sbatte della grammatica e forse c'ha ragione, che tanto si capisce lo stesso, anzi meglio, che fa un po' ridere e po' commuovere, ma è vero, ed è questo che conta alla fine, essere vero.

Come in un flusso di coscienza continuo. Che i pensieri di un uomo mica hanno forma mediata dalle regole linguistiche, i pensieri vanno e son liberi e non li devi controllare e la sua scrittura così rappresenta la libertà dell'essere i propri pensieri, che son tanto belli...

E che non capisco -cioè lo capisco, ma non voglio accettare- perché questa società faccia questa lotta furiosa contro la libertà anche del pensiero e ci allevi fin da piccini a rinnegare i nostri pensieri, ché ci insegnano che ci son pensieri e pensieri e i pensieri vanno educati, ché alcuni son giusti ed altri no.

Ed io non son mica d'accordo con questo.
I pensieri sono. Punto.

E questi suoi pensieri mi fanno venire una gran voglia di pensare anche a me e di scrivere e di leggere e non è mica da poco per un libro, far venire voglia di pensare senza tante proibizioni e accademismi e di scrivere, senza tanti dubbi sulla forma, e di leggere ancora.

Anche se ho notato che dai primi all'ultimo romanzo, la sua forma è diventata un po', ma leggermente, artificiosa. Che è un rischio in cui incorrono tanti scrittori, che smettono di scrivere per scrivere, ma scrivono per vendere e allora lì si sputtanano.

Dice sia l'editoria che ti obbliga a scrivere un po' di romanzi nei tempi stabiliti dal contratto, che ti prendon per la gola, quelli sciacalli lì, e allora uno lascia stare la scrittura ed entra nel meccanismo del mercato che è una fregatura.

Nel suo stile, scritto direttamente ispirato a lui.
Che mi pare sia anche dimagrito, che nella foto che gli ho fatto io era più tondo ed in quella che ho trovato ora mi sembra più smagrito.

giovedì 24 luglio 2008

Tra una pausa letteraria e l'altra


noto con piacere che nelle mie tra il fertile e sabbioso terre abitative, benché non natali -son nata ghibellina- sia arrivato sempre più possentemente il braccio forte del papato.
E non si può dire no, a questo giro, che il papa sia all'antica e non tenga conto della vita contemporanea, no, non si può più dire, perché da oggi va anche al supermercato.

Mentre nei paesi del nord, le donne van a giro a tette nude per la parità di diritti,

nei nostri paesi latini, piccoli centri cittadini balneari
-Viareggio per la precisione-

la coop

-quella famosa cooperativa che ha distrutto in batter d'ali secoli di qualità alimentare, mandato in rovina i bottegai e tutte le loro famiglie, sputtanando la genuinità, la tradizione, uniformandoci anche nel gusto del cibo tutto uguale, che oramai banane e pomodori han lo stesso sapore-

ha vietato l'ingresso al supermercato a chi non era vestito in maniera decente

-la regola l'han già applicata : han buttato fuori una tipa che aveva jeans e top e dopo un tipo in pantaloni corti-

o l'han fatto perché certe donne poco gradevoli all'occhio sarebbe meglio si vestissero -le cosiddette carampane-,
o perché il papato ha raggiunto finalmente anche la grande distribuzione.

p.s. e pensare che una volta al mio paese all'alimentari c'era una commessa bona e tutte le signore eran contente perché con la scusa di vedere la commessa i mariti andavano sempre a comprare quello che gli mancava senza nemmeno protestare.

lunedì 21 luglio 2008

Ettorex - Quarta Parte

Mentre Ettorex ingrassava, assumendo dimensioni dapprima cilindriche e poi cubiche, tant'è che alcuni amici lo chiamavano direttamente cane-cubo, successe un episodio che merita tutto il mio ricordo, in quanto credo sia una di quelle cose che accada solo una volta nella vita.

Dunque, avevo già detto che mi pioveva in casa; ma l'acqua piovana aveva iniziato a passare, filtrando dal tipico e tradizionale tetto a travicelli, in maniera diciamo un po' anarchica: senza regole, in un qualsiasi punto del tetto, a prescindere dal passaggio aperto durante la pioggia precedente.


Impossibile, quindi, prevedere dove, al primo tuono, posizionare pentole e secchi.


Tale casualità, benché inizialmente mi lasciasse indifferente, in quanto avevo instaurato un armoniosissimo rapporto con la natura, iniziò con il passare del tempo a lasciarmi qualche perplessità.


Non tanto perché accanto alla lavatrice, a causa forse della presenza di qualche residuo di detersivo, grazie all'acqua era iniziato a nascere qualche piccolo funghetto, una sorta di quelli noi chiamiamo 'chiodini', tra una mattonella e l'altra del pavimento, ma perché si rischiava ormai di compromettere anche i miei apparecchi elettronici.


Certo, a onor del vero, a parte l'acqua, i funghi e l'effetto barca del pavimento, la casa era bellissima, una delle case più belle in cui io abbia vissuto, solamente necessitava di piccole accortezze.


Il pavimento appunto aveva questo stranissimo effetto barca dovuto sì un po' alle piogge, ma dovuto anche al fatto che era ondulato, aveva delle affossature strutturali che mi procuravano, più che ansietà di caduta, uno strano giubilo, soprattutto quando rientravo la notte da qualche festa tra amici e bicchieri di vino, quando, per andare a letto mi toccava fare su e giù a ritmi doppiamente traballanti.


Dunque la pioggia, avendo iniziato a compromettere alcune mie apparecchiature elettriche, tipo stereo e computer, iniziò a causarmi qualche grattacapo: nel computer avevo la tesi, non potevo permettermi di perdere il frutto del duro lavoro di mesi.


Telefonai all'amministratore dell'abitazione, che lavorava per il proprietario che poi è quello delle Crociere Costa, al fine di avere o uno sgravio sul canone d'affitto o la riparazione del tetto.


L'amministratore della casa prendeva tempo, il proprietario era irraggiungibile, o in qualche tenuta in Maremma, o a Genova, non si sapeva, e intanto sembrava di essere nel periodo dei monsoni.

Quando successe l'episodio, mirabile ed irripetibile, dello scoperchiamento del tetto.


Dopo la minaccia di chiamare i pompieri al primo acquazzone, si presentarono tosto: una ditta di manovali albanesi, un geometra, l'amministratore, il proprietario stesso e la moglie, non troppo simpatica a Ettorex, al fine di risanare completamente il tetto.


Ora, la mia presenza e l'impossibilità di sostenere un trasloco condussero dritti dritti al fattore di dover aggiustare il tetto in due mandate: avrei liberato mezza casa alla volta e loro avrebbero man mano fatto il tetto, mentre io avrei spostato di volta in volta i miei effetti personali, Ettorex compreso.


Fu bello, anche per Ettorex. Era oramai giunta l'estate ed io per alcune settimane potei contare su una casa divisa esattamente a metà: da una parte con il tetto e tutte le mie cose, dall'altra il vero e proprio cielo in una stanza tra le pareti.


Di giorno mi riparavo dal sole e sudavo sulle mie carte dove c'era il tetto, di notte vedevo le stelle, letteralmente. Ettorex ed io assaporavamo la natura, in un frammisto di decoro: non eravamo dei senza tetto, ma quasi.


La notte godevamo il cielo seduti in poltrona, con la sua brezza, le stelle ed i rumori della campagna, a volte dormivamo sotto la luna e, nel periodo in cui il bagno era senza tetto, facevo le docce più emozionanti della mia vita, con il vapore che diventava direttamente nuvola, mentre Ettorex con l'immaginazione cacciava i pipistrelli, sognando chissà quale mostro da uccidere, anche se temo fosse più da mangiare.
Ma eravamo così in simbiosi che a lui del territorio, tetti o case, non importava più niente: viveva. Per lui importante era solo che ci fossi io nel raggio di pochi metri, per raggiungere la pace dei sensi: io mi mettevo a studiare e lui a russare saporitamente, di norma a pancia in su e con le zampe aperte, in posa pollo, lanciando orfici richiami e talvolta ringhi sottili.

Per il resto era tutto, ma proprio tutto, un gran polverone.

domenica 20 luglio 2008

Ettorex - Terza parte

Abbiam vissuto molto anni assieme, Ettorex ed io, in una casa arroccata su un colle toscano. Era il periodo in cui avevo deciso che l'aria di campagna fosse un toccasana per me, per il mio sistema nervoso, per i miei studi universitari (ero alla porte della tesi) e per il mio cane.


La casa era costruita praticamente sulle mura della fortezza del gaudente paesello, avevo un enorme camino, stanze enormi e bellissimi paesaggi boschivi fuori dalle finestre, il tetto a travicelli era un po' malandato e ogni tanto pioveva dentro, ma due pentole ed un secchio risolvevano il problema.


Il clima campestre era confortevole ed Ettorex ed io instaurammo da subito una pacifica convivenza, basata sull'indipendenza assoluta: entrambi inaffidabili, potevamo contare solo su noi stessi, sia lui che io.


Credo che quello fu il periodo in cui Ettorex mangiò meglio in vita sua. Infatti stava velocemente raggiungendo le dimensioni di un porco.

Essendo poco simpatizzante dell'antichissima arte del fare la spesa, sovente dimenticavo il cibo per Ettorex ed ai pasti, presa da fortissimi sensi di colpa, non avevo altro da fare che dividere il mio pasto con lui. Fu così che Ettorex si abituò a mangiare mozzarella, tonno, pasta a pomodoro, uova, fettine di carne e prosciutto, a volte anche verdura, ma non era tanto amante delle insalate e nemmeno delle patate.


Devo ammetter che i pasti erano i momenti in cui Ettorex mi dimostrava il suo più sentito amore, la sua più profonda dedizione, tutta la sua passione: si appoggiava alle mie gambe e mi guardava con due occhioni così grandi e lucidi, che talvolta pensavo avesse nei geni un qualcosa di alieno.


Ciò che però mi commuoveva di più era la sua espressione a cane abbandonato, un famelico cane abbandonato: mi guardava come se non avesse mangiato da anni. Ed io commossa all'inverosimile, mi sentivo un po' apostola, e lo nutrivo, così così come si darebbe da mangiare agli affamati e da bere agli assetati.


I risultati non si facevano attendere: Ettorex aveva sempre di bisogno di uscire per i suoi abominevoli bisogni, conosciuti ormai da tutto il paese.


Reputandomi per affinità parente al Parini, la mattina mi crogiolavo nel letto ad oltranza; Ettorex, in quanto più animalesco direi, e poco avvezzo alle storie dei giovin signori, invece, amava sul far dell'alba, seguire i suoi istinti di natura, e, quando natura chiama, chiama e lui rispondeva ululando.


Così, destandomi all'improvviso, aprivo lui la porta ed Ettorex, autonomamente usciva.


Non so che facesse, fatto sta che almeno smetteva di ululare.


A sentir le voci di paese, non troppo amichevoli purtroppo, pare che nelle sortite mattutine, fosse solito andar per galline, mangiare il cibo ai gatti della signora Clotilde, che ogni volta si incazzava come le bestie, abbaiare a chiunque tentasse di passare sulla viuzza onde si trovava la nostra abitazione e azzuffarsi con qualsiasi cosa che pareva, solo a lui, si muovesse (a volte eran lucertole, a volte l'ortolano, a volte sassi o piante). Fatto sta che tirava su un canaio che, se mi andava bene, ricevevo solo minacce da vicini.



venerdì 18 luglio 2008

La repubblica delle banane


Oggi son finiti i corsi di recupero di Geografia , non so quanta curiosità sia riuscita a sollevare.

So che lì ha colpiti il fatto che prima del crollo del muro di Berlino, da una parte bevevano CocaCola, dall'altra no, che poi non è un'idea mia, ma l'avevo rubata dal film Good Bye Lenin, però da lì han fatto il discorso della cortina di ferro e si son ricordati tutto. E quando abbiamo studiato i trasporti, si son messi lì a gurdarsi le etichette dei vestiti per vedere da dove venivano... e sì, han detto, il Bangladesh per una maglietta di mercato forse è un po' troppo lontano, che poi il Bangladesh mica lo sapevano dov'era e siamo andati a cercarlo sulla carta, ed abbiamo immaginato con quali mezzi di trasporto l'avranno portata fin qui quella maglietta, in questo piccolo punto della Toscana, e menomale abbiamo detto non era un casco di banane, sennò andava a male, o lo coglievano acerbo che poi maturava durante il trasporto, sì, che schifo, e poi le mangi te, si son detti, chissà che schifo si mangia e han detto che forse le albicocche che il nonno c'aveva nell'orto forse eran meglio e un'altra ha detto che lei c'ha anche le galline insieme a quattro cani... e così han capito quanti tipi di trasporti ci possono essere e la dinamica dei tempi e la dinamica della quantità e della qualità e del mercato, ma non farebbero prima, ha detto uno, che le magliette le facessero qui, almeno non si pagherebbe anche il trasporto? Sì, ha risposto un altro, ma per le banane come fai? Le cerco più vicino e se poi non ci sono, mangeremo le albicocche del tu' nonno.

E poi io c'avevo da fare le nostre due ultime ore insieme e dovevo dire, in quelle due ore, un sacco di cose, volevo dirgli tutto, tutto ciò che sapevo, tutto ciò che pensavo, tutto ciò che immaginavo, insomma poi gli ho fatto una testa così, che più che preparati, secondo me, sono usciti un po' rincoglioniti.

mercoledì 16 luglio 2008

La nuova era digitale , cioè l'impronta


be' sicuramente non c'è da dire nulla , la logica del nostro governo non fa una grinza ,

siccome han brontolato per le impronte digitali ai rom ,

han tagliato la testa al toro : ora ci avete rotto i maroni con questi rom - han detto - ora le impronte digitali le prendiamo a tutti , e chiuso il discorso .

(mica l'avevano capito che era il concetto delle impronte digitali che urtava un po' la sensibilità di chi avrebbe ancora voglia di sentirsi libero)

(e metti che io un giorno mi faccia clonare ? poi li voglio vedere a decidere chi fra me e il mio clone , è quella vera o è il clone o sono tutt'e due la stessa cosa ? a meno che non gli venga però di prender due piccioni e una fava e la custodia cautelare preventiva a tutte e due - un po' come i gemelli , che ne conosci solo uno , quando lo incontri per strada non sai mai se salutarlo oppure no e allora per correttezza li saluti tutti e due , anche se non sai mai quale conosci e quale no)

Campagna Contro il Padre Silente -Parte II-


Dato che le comunicazioni si fanno sempre più sporadiche e criptate :

- causa il tuo impegno con il gioco delle carte , con quei quattro vecchi rincoglioniti , sotto la tettoia al mare , del circolo di cui tu sei sindaco - ti manca don camillo ed il comizio - la coccarda tricolore te la porto io - che tu raggiungi rumorosamente con il due ruote rosso fiammante e la ciabatta al vento - e quando giochi a carte te - si sa - bisogna far silenzio - un po' come quando vai a pescare e dici che si spaventano i pesci - peccato che i pesci li compri di gomma all'emporio e a carte ti fanno sempre un mazzo così - chi ha fortuna in amor non giochi a carte - e tu hai l'amore di molte donne - me compresa - per quel che posso contare - uno , due , tre ... - ma sulla quale almeno lo sai che puoi contare - uno , due , tre ... - perché mai ti abbandonerò nel deserto - anche quando tu ci pregherai di lasciarti indietro - perché saresti solo un peso - e rallenteresti il nostro cammino - che tanto sulla barca ci puoi anche andare - fino all'orizzonte - fino a quando non finisci la benzina - ma lo so - sarebbe solo una scusa per incontrare qualche bella sirena e fare due mani di carte con polipi e cavallucci -

insomma , dato che non scrivi - imperterrito - continui a non scrivere ,

ho dovuto contattarti telepaticamente e stanotte ti ho sognato :

- vivevi in una comune - di quelle anni '70 - e stavi a bisbocciare di fronte ad un caminetto con tutti i tuoi amichetti ed io mi incazzavo con te perché i tuoi amichetti mi avevano perso tutti i miei fogli con gli appunti di letteratura - menomale - pensavo - li avevo firmati uno ad uno - perché tanto su di te non ci potevo fare affidamento - e così ogni tre per due venivo da te e ti dicevo - cazzo - vieni ad aiutarmi a ritrovare i fogli - e tu mi dicevi : due minuti e arrivo - e poi non arrivavi mai ed io mi incazzavo sempre di più - ti venivo a chiamare - e tu mi dicevi : due minuti e arrivo ...

Ora, sai quella storia del karma familiare, che devo depurare da tutte le energie negative che tu ed i tuoi avi mi avete lasciato?

Per caso hai mai vissuto in una comune? Dove stavi davanti al fuoco e non ti schiodavi di lì nemmeno a pagarti oro?

Perché questo fatto di non scrivere - e quindi di non considerare - potrebbe essere una reminiscenza giovanile che sia tu che io potremmo purificare a suon di sputtanamenti - minaccia numero 2 tra parentesi .

martedì 15 luglio 2008

Moka di Luciano Folgore

Oggi ho imparato a memoria una delle poesie che -in questo periodo- mi sembra una delle più belle che io abbia mai letto .

Credo che le poesie -per apprezzarle veramente- vadano imparate a memoria.

Per memorizzarle infatti, devi sentirle, capirle con il corpo, viverle con tutto il mondo interiore.

Moka

Nero, più nero, troppo nero.
Moka.
Il sonno ruzzola giù dalle scale
della stanchezza.
Una voglia pazza d'intorno
ai nervi
gira, gira, gira.
Il desiderio -ginnasta incomparabile-
a salti mortali nel cervello.
Le idee: mazzi di fiori
grandi, grandi,
senza gambo,
pigiati nel vaso del cranio.
Gli occhi smisurati in ridda,
dietro profili di cose strane.
Benessere.
Strappo acuto.
Forse vertigine.
Subitaneo smarrimento.
Ripresa al galoppo, per ogni fibra
dei turbini del caldo eccitante.
Infine massaggio di mani
di negre bruttissime
su tutta la pelle,
ilarità del passaggio leggero
di una mammella floscia lungo la schiena.
Moka.
Nero nero.

Stamattina Altre Due Mazzate fra Capo e Collo ,

dalle CRONACHE DI UNA MORTE ANNUNCIATA


una mazzata al bar , mentre facevo colazione

-piccolo lusso che mi permetto grazie al salvadanaio : tale oggetto , ripristinato dai ricordi infantili , è atto alla raccolta degli spiccioli che trovo fortuitamente in casa o a giro per la borsa-

apro il Tirreno (testata giornalistica principalmente livornese) e trovo scritto ciò che per correttezza linko anche qui :

www.toscanatv.com/leggi_news?idnews=NL082597

In buona sostanza : incursioni alla redazione del quotidiano da parte delle forze dell'ordine e spulcio di tutti i file contenenti informazioni un po' così .

Ipotizzano una fuga di notizie , che tradotto significa : o la testata non è ancora sotto il controllo berlusconi e quindi stanno iniziando le trattative per il controllo -anche se dell'espresso- o il Direttore Bruno Manfellotto ha agitato troppo spesso la falce o il martello , dissociandosi , però , da Veltroni .

La seconda mazzata la ricevo girando per gli uffici pubblici , dove incappo in questo splendido -si fa per dire- volantino :

copio testuali parole : A TUTTI I CITTADINI

IL DECRETO TREMONTI TAGLIA INDISCRIMINATAMENTE FONDI ALLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE , RIDUCE GLI ORGANICI DEGLI UFFICI , METTE IN SERIO PERICOLO LA POSSIBILITA' DI GARANTIRE I SERVIZI PUBBLICI .

NON C'E' NESSUN INVESTIMENTO E NESSUN PROGETTO PER MIGLIORARE LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE , MA SOLO IL CHIARO INTENTO DI DECRETARE IL FALLIMENTO DEL SISTEMA PUBBLICO PER PRIVATIZZARE I SERVIZI E ARRICCHIRE ANCORA PIU' CHI E' GIA' RICCO A DANNO DI COLORO CHE SARANNO COSTRETTI A PAGARE CIO' OGGI EROGHIAMO GRATIS . NON SARA' PIù POSSIBLE IL PROLUNGAMENTO DEGLI ORARI DEGLI SPORTELLI , IL CONTROLLO DEL TERRITORIO DA PARTE DEGLI ENTI PREPOSTI (INPS , INAIL , ISPETTORATO DEL LAVORO ETC. ETC.) , L'ATTIVITA' DI CONTRASTO ALL'EVASIONE FISCALE .

In sintesi : il decreto tremonti non taglia i fannulloni e le spese , ma direttamente i diritti .

E be' , sì , chi è causa del suo mal , pianga se stesso .
In questo caso però , anche chi non è causa , pianga lo stesso .

Io nel frattempo , tanto per essere previdente , sto cercando contatti con un gommonista , per prenotare una emigrazione , così finirò ad essere extracomunitaria in un paese esotico , dove mi guarderanno storto , penseranno che sono italiana = mafiosa ed io soffrirò perché non è giusto fare di tutta

l'Italia


l'erba un fascio.

(Scusate l'immagine un po' forte , fa schifo anche a me , ma quando ce va , ce vole !)

lunedì 14 luglio 2008

Ci sono ancora dubbi sulla privatizazzione dell ' Italia


tutta intera ?

Dopo i tagli all ' istruzione , i tagli alla sanità già trapelano ... sempre in sordina .

Chissà quale evento dovranno inventarsi per distogliere l'attenzione pubblica ?

Dunque , potrebbe essere un folle omicida turco che fa una strage sotto effetto di marijuana a causa della distrazione di una guardia ... così potremo :

imprecare contro i turchi ,
commettere qualche errore diplomatico con il suo Governo,
cui seguiranno settimane di scuse reciproche ,

eccetto però verso quella parte anarchica turca

che pare voglia sovvertire lo stato di Katmandu ,

dove verremo a scoprire che si nascose , venti anni or sono ,

il principale sospettato dell'omicidio della vecchietta di Belluno ,

probabilmente in contatto con una guardia giurata dell'aeroporto che ne favorì la fuga ...

Poi potremo inveire : contro le stragi , in generale ,
accusando : televisione , insegnanti , famiglia , valori , discoteche , inquinamento , il papa -volutamente minuscolo- , gli extracomunitari e il kebab .

La marijuana potrà occupare la parte centrale dell'attenzione pubblica con tutti i suoi effetti benefici malefici .

Poi potremo inveire contro i vigili , come ordine protetto o non-protetto , il caro vita , le multe , i parcheggi e la possibilità di creare divise più sensuali al fine di attutire l'impatto psicologico con le multe che pare siano causa del 23,56 % di depressione sulla popolazione che ricorre sempre di più all'uso di psicofarmaci ed all'aborto .


sabato 12 luglio 2008

I Corsi di Recupero Estivi , dalle 12 alle 14


son cominciati , come predetto , Giovedì scorso nelle ore messicane della siesta e gli studenti hanno dimostrato di aver appreso e addirittura ben interiorizzato i contenuti ed il profondo significato

degli argomenti in programma

delle ore messicane della siesta .


Non vorrei fare sempre la solita critica -misto isterica- che ultimamente mi caratterizza .

E sono anche contenta che vengano organizzati corsi estivi per il recupero delle insufficienze ,

ma cazzo , in otto ore di corso di recupero , mi devono spiegare come faccio a facilitare il recupero delle insufficienze degli studenti delle 3 prime e delle 2 seconde -tutti insieme contemporaneamente- ciascuno dei quali deve recuperare argomenti diversi .

la lezione così è finita che mentre parlavamo della teoria della deriva dei continenti , spiegavo la caduta del muro di Berlino , approfondivo il fenomeno della presenza di silice nel magma e le tipologie di eruzione vulcanica che comportava , ampliavo il concetto del trasporto su container , dell'interporto e dell'internodo -che fra parentesi tanto tra poco finirà- .

Ora , io ho cercato di essere chiara e lineare nei miei interventi , ma se poi nei rari sprazzi di lucidità tra la siesta , la digestione , il caldo e le vacanze , i miei studenti hanno recepito qualcosa e tirando le somme concludono dicendo che il muro di Berlino è caduto a causa di una deriva del continente europeo , provocando un' eruzione di prodotti americani fatti in cina di tipo basico , trasportati da container dell' Inter , come faccio a correggerli ?

mercoledì 9 luglio 2008

Sono in Riserva


devo mettere benzina .

martedì 8 luglio 2008

Oggi , Domani , Dopodomani



Oggi è Martedì

ma ero convinta fosse Mercoledì e , siccome il Mercoledì avevo un appuntamento con il medico , stamani mi sono alzata di scatto e sono uscita in gran carriera convinta anche di essere in ritardo . Per la strada mi sono accorta però che era Martedì , così ho approfittato per andare a comprare il sacchetti dell'aspirapolvere che erano mesi che , fra una cosa e l'altra , me li dimenticavo sempre .

Giovedì iniziano i corsi di recupero per gli studenti rimandati a Settembre : una vera genialiata .

Dalle ore 12.00 alle ore 14.00 - orarietto giusto giusto per essere estate in una scuola che non ha l'aria condizionata . Speriamo almeno che ci mettano nell'ala est , sembra più fresca , almeno che l'eternit della tettoia della portineria di sotto non ribolla .

In totale abbiamo 8 ore da trascorre insieme , prime e seconde abbinate , per recuperare i programmi di tutto l'anno .

Non c'è male , poteva andare peggio . Poteva andare anche che i corsi di recupero non li facevano e agli studenti toccava studiare davvero .

Se prima eravamo in trenta

adesso chissà quanti saremo .

Mi riferisco alle classi , logicamente .

A pochi mesi dalla sua ascesa in corriera , la Ill.ma Sig.ra Maria Stella Gelmini già dimostra di che tempra è fatta , rivelando orsù le sue competenze e soprattutto la sua profonda conoscenza della realtà scolastica e dei gravosi problemi che affliggono studenti , insegnanti e personale vario .

Se il problema più urgente , a cui tg e giornalisti hanno dedicato fiato e inchiostro , è stato il grembiule sì - grembiule no e il buongiorno si vede dal mattino , figuriamoci al tramonto come saremo .

Se il problema sono le classi troppo numerose , la Gelmini taglia gli insegnanti .
Se il problema è il precariato , la Gelmini taglia gli insegnanti .
Se il problema sono gli episodi di bullismo (a cui fra parentesi non credo) , la Gelmini taglia gli insegnanti .
Se il problema è il basso livello di cultura , la Gelmini taglia gli insegnanti .
Se il problema sono gli edifici fatiscenti , la Gelmini taglia gli insegnanti .

Insomma , pare ovvio e necessario il taglio agli insegnanti , a prescindere che poi il grembiule lo si voglia o meno , a prescindere che poi i problemi siano altri , a prescindere che poi il problema sia proprio il taglio agli insegnanti .

mercoledì 2 luglio 2008

Ditemi voi se questo essere miserevole che lavora nel fango, non conosce pace, si scanna per un pezzo di pane, muore per un sì o per un no, che non ha più nessun potere sulla sua vita, ditemi voi se può ancora chiamarsi uomo.

Ditemelo voi, che vivete al caldo, belli comodi, nelle vostre belle case, dove nessuno viene a minacciarvi, circondati dall'affetto dei vostri cari e dalle cure dei vostri amici, ditemelo voi se questo vi sembra ancora un uomo!

Guardate questa donna, senza capelli e senza più un nome, senza nemmeno la forza nè la volontà di ricordare chi è o chi era, con gli occhi vitrei, opachi, che vedono senza vedere, col grembo freddo "come una rana d'inverno" perchè più nessun bambino lo riempirà.
Ditemelo voi se questa è una donna!

No. Noi non siamo più uomini, ma voi avete il dovere di ricordare quello che ci è stato fatto.
Scolpitelo nel vostro cuore e non dimenticatelo mai, mai, in nessun momento della vostra giornata perchè, se a noi è toccato soffrire, a voi tocca ricordare!

Ma se dimenticherete, che la maledizione di Dio vi colpisca, terribile e inesorabile, che tutto quello che amate venga distrutto e che perfino i vostri figli si rifiutino di gurdarvi, perchè voi avrete tradito il dovere sacro di ricordare che questo E' STATO!

Non ci sono più parole

per la dittatura .

martedì 1 luglio 2008

Oggi è il Primo del mese


e come ogni inizio , sarebbe bello poter cominciare con un bel pensiero , un desiderio , un buon proposito , invece che con i ricordi .

Peccato che mentre la nazione si scalda per un ' immunità , passino in sordina tante altre cose , come i tagli alle scuole , per esempio , e di bello rimanga solo il passato .

Anche oggi mi sono alzata alle sei , sono andata a scuola ed ho finito alle tre .

Cinque interrogatori , uno dietro l'altro . Cinque muti colloqui .

Interrogatori ai quali però gli interrogati avrebbero dovuto rispondere , forse , se solo quella lingua legata , quella saliva addensata, quella memoria annebbiata non avessero azzerato qualsiasi capacità di proferir parola .

Vorrei trincerarmi dietro i miei trascorsi sui libri , dietro la mia presunta cultura , dietro quella sgangherata cattedra e inveire contro quelle facce di culo, facce di sfida, facce di cazzo che si presentano ad un esame di stato senza aver aperto libri , ma con una bella abbronzatura .

Ma non lo faccio e forse sbaglio , o forse mi illuderei solo di voler ridare dignità ad un mestiere a cui tutti , bene o male , dobbiamo qualcosa e che di dignità ormai non ne ha più .

Ma non voglio nemmeno essere presuntuosa , non voglio essere come i miei vecchi insegnanti che mi facevano sentire una fallita solo per una virgola in meno .

Eppure .

Eppure alla loro severità , alla loro arroganza , alla loro superiorità io devo qualcosa. Io devo , in buona parte , me stessa .

La mia maestra portava cappelli e fare bene i compiti a casa significava dimostrarle il mio amore . Perché di amore si trattava , bello e buono , amore puro .
Ricordo ancora il suo nome e perfino il suo indirizzo , ricordo ancora la prima parola che mi ha fatto scrivere : MELA ; un po' storta , è vero , ma con un bel disegno sopra ed un benissimo sotto . Le mie esse sembravano spirali , facevo troppi giri , ma dopo un mese mi ha imposto di usare la penna stilografica (ancora niente cancellina) , la carta assorbente e la gomma blu dura , che comunque non cancellava , e allora dovevo stare attenta a non fare errori , perché più di tre correzioni in una pagina significava dover ricominciare tutto da capo . In quinta elementare ho studiato a memoria un brano dei Promessi Sposi (Addio monti sorgenti) e me lo ricordo ancora .

Alle scuole medie il mio professore preferito era quello di italiano , ricordo nome , cognome e che amava Fantozzi . Quando entrava in classe , tutti noi alunni ci dovevamo alzare e dire in coro quanto fosse bello e bravo . Ho sempre studiato , ma l'unica volta in cui non lo feci, la tristezza che provai mi ha perseguitato per anni : l'avevo tradito .
Un tradimento così grande proprio a lui che mi aveva sempre dato fiducia .
Era un ' interrogazione di geografia . All'università ho fatto una tesi in geografia , forse per ripagare l'errore . Tempo fa , per uno strano caso , tramite un amico dell'amico dell'amica , ebbi il suo numero di telefono . Avrei voluto chiamarlo , avrei voluto dir lui che lo ricordavo ancora , che ricordavo ancora quella terribile interrogazione , che avevo pagato il fio , che mi perdonasse , ma non ho avuto il coraggio . Chiamarlo avrebbe significato abbattere quella barriera di rispettabilità che ancora oggi , oramai in pensione , lo avvolge , quella distanza così magica che lo rendeva tanto importante ed inarrivabile , quasi intoccabile .

Alle scuole superiori il mio prof di italiano e latino mi "permise" di "rubare" il libro della biblioteca che dovevo leggere. Ma non era un furto tanto per fare, era di più . Quel libro lo custodisco sempre . Quel furto era una tacita intesa tra lui e me : amavo così tanto quel libro che lui capì . Capì che togliendomelo mi avrebbe fatto male , avrebbe ammaccato il mio rapporto con la lettura e quindi il mio rapporto con lui : lui aveva sentito come io avevo amato quel libro. Gli fui debitrice . Era di Verga .
All'esame di stato mi hanno chiesto una novella di Verga , all'università ho sostenuto il secondo esame di letteratura italiana con il prof Luperini (sì , proprio lui) su Verga , oggi io ho chiesto Verga , ma gli studenti non hanno saputo rispondere . Come non hanno saputo parlare di Pascoli , Ungaretti ed i crepuscolari , non hanno saputo nemmeno l'argomento a piacere .

Ho sentito un gran dolore nel cuore .

Non tanto per D'Annunzio , Saba o Gadda , ma perché nei loro occhi non c'era più amore per la scuola .

Ho pensato ai miei insegnanti ed a quanto tutto fosse triste .

volantino, “Perché lottiamo” – 1976

Perché?

– Perché intervenire in un quartiere occupando una casa con appartamenti vuoti da anni?

– Perché opporsi alla speculazione edilizia?

– Perché creare un centro sociale dove tutti si possano incontrare e discutere di vari problemi liberamente?

– Perché rifiutare una società che di fatto elimina i rapporti fra gli individui e gli crea delle città che sono alveari?

... per una società senza servi e senza padroni.