domenica 7 settembre 2008

Festa

Oggi è la Festa nazionale dell'Indipendenza del Brasile dal Portogallo (7 Settembre 1822).

La storia di questo stato non può lasciarci indifferenti.

Il 31 Marzo 1964 infatti il vice presidente Joao Goular , che assumeva la carica di presidente, viene deposto dai militari con un colpo di stato, instaurandosi un regime dittatoriale finito nel 1984.

Queste date sono a noi terribilmente vicine e le sue conseguenze tutt'oggi visibili.
Non solo nel paese per la incredibile disuguaglianza sociale ed economica, ma anche per le persone.

Parlare di questa dittatura, per chi vi è nato e cresciuto, è abbastanza difficile e lascia uno strano amaro in bocca, soprattutto se paragonato al clima generale di repressione che si sta verificando in Italia.

Sono passati 13 anni dalla fine della dittatura, ma i comportamenti di molte persone ne sentono ancora la minaccia.
Vedere una forza dell'ordine per la strada, lascia gli italiani in balia di uno scontro sterile ed esclusivamente d'opinione, ma non ha lo stesso effetto su chi invece ha vissuto in prima persona una dittatura militare.

In Italia, per giorni e giorni si son protratti dibattiti sulla presenza o meno dell'esercito per le strade. Niente di più.

Tutte le parole dette e scritte sono state risucchiate dal vortice di un susseguirsi continuo di altre notizie e informazioni, che hanno poi lasciato dentro di noi solo un modo di fare basato esclusivamente sullo scontro di opinioni. La stampa fornisce continuamente nuovi oggetti sui quali dissertare, cambiando i contenuti, ma non i comportamenti ed il modo di pensare degli italiani.

L'orrore di una dittatura militare invece rimane dentro, ed è con uno strano brivido che si guardano persone armate attraversare le nostre strade. Con il ricordo di un mitra puntato alla tempia, solo per un controllo dei documenti dell'auto o solo per essersi appartati in spiaggia. Con un ricordo per le tante persone scomparse per un capriccio della divisa.

Al Brasile

1 commento:

Octuagenario ha detto...

Chi ha passato quel clima ha una luce particolare di tristezza negli occhi che difficilmente passa inosservata. Me ne accorgo sempre quando vedo le facce di tutti quelli che l'hanno passato, dal più raffinato scrittore cileno all'allenatore argentino di pallavolo.
Hai ragione a dire che la questione delle forze dell'ordine in Italia è tutt'altra cosa. Anni fa ricordo di Cito, sindaco di Taranto, che munì la polizia municipale di manganelli, e tutti, conoscendo Cito, gridarono giustamente al pericolo di rigurgito fascista. Oggi nella mia città, che si chiama Andria, a seguito di un aumento spropositato della criminalità, il sindaco di centrosinistra dispone la stessa cosa, e quasi tutti sono d'accordo. A testimonianza che su certe cose, spesso, ci facciamo guidare più che altro dai preconcetti ideologici.

volantino, “Perché lottiamo” – 1976

Perché?

– Perché intervenire in un quartiere occupando una casa con appartamenti vuoti da anni?

– Perché opporsi alla speculazione edilizia?

– Perché creare un centro sociale dove tutti si possano incontrare e discutere di vari problemi liberamente?

– Perché rifiutare una società che di fatto elimina i rapporti fra gli individui e gli crea delle città che sono alveari?

... per una società senza servi e senza padroni.