martedì 2 settembre 2008

Due tempi


PRIMO TEMPO

Io non sono razzista, tanto per chiarire.

Ma l'equilibrio tra esserlo ed esserlo ugualmente sotto mentite spoglie, è così sottile che secondo me dovremmo stare attenti.

Ci sono persone che usano apertamente la parola 'razza' a sproposito: es. io quella razza lì non la sopporto (riferendosi ad un' altra persona di un'altra nazionalità).

Ci sono persone che invece usano la parola 'razza' per dire che le razze non esistono e per dimostrarlo si smanicano palesemente per far vedere quanto siano bravi e generosi e comprensivi verso un'altra persona solo perché è straniera, mentre degli italiani se ne fottono.

In entrambi i casi, si parla di razzismo: nel primo caso la superiorità è manifestata, nel secondo caso è mascherata da idiota, perché comunque si basa su una superiorità presunta che pretende di salvare l'altro dalla barbarie del suo stato.

Invece no, siamo tutti uguali, e se si aiuta qualcuno, va aiutato come si aiuterebbero tutti, a prescindere dalla nazionalità.

Faccio un es.: se si aiuta un ragazzo nella promozione alla classe successiva, NON si aiuta perché è di un'altra nazionalità, ma si aiuta perché è un ragazzo. Punto. E se si aiuta lui, si aiutano anche gli altri, anche se sono italiani.

Perché compatire una persona solo perché è di un'altra nazionalità, è la cosa più viscida che si possa fare.

Con questo mi scuso con chi non ho potuto aiutare, a prescindere dalla nazionalità.


SECONDO TEMPO

Gli occhi di uno studente pieni di lacrimoni, perché me ne andavo in un'altra scuola è stato il più grande riconoscimento che potessi aspettarmi dalla mia ingrata professione.

Una saggia persona una volta mi disse: Che cazzo, vogliono contaminare anche loro!

Questa persona si riferiva a dei bambini che avevano avuto la sfiga di dover stare in uno orfanotrofio in un certa regione dell'Africa nera. Questa persona viveva lì, con loro, e li aiutava in quello che poteva e come poteva. Ma era una persona molto in gamba, che mai si sarebbe azzardato a mancar di rispetto alle loro abitudini, alla loro cultura, alla loro conoscenza. Quella persona lì si incazzava furiosamente con chi arrivava a far l'elemosina, pretendendo che in cambio i bambini si adeguassero ad uno stile di vita che non gli apparteneva. Chiacchiere, diceva. A loro piace dormire in terra, che si lamentavano diceva, che li mettevano nel letto e la mattina li trovavano a dormire in terra. Chiacchiere, diceva. Loro non hanno bisogno di imparare a dormire nel letto, hanno bisogno di altro, hanno bisogno di cibo, di acqua, di medicine, di poter accedere ad una cultura per avere una professione in futuro. Le chiacchiere diceva, andrebbero fatte a quelle persone lì, diceva, che sfruttano la terra di quei bambini per saziare i bisogni di altri paesi, come il nostro per esempio, che a volte, diceva, basterebbe solo smettere di bere coca-cola, solo per fare un esempio, che si aiuterebbero di più quei bambini lì, invece di pretendere di farli dormire nel letto e mangiare con le forchette. Ma quello era un grande uomo. Quelli più piccoli invece, si limitano a guardarli dall'alto in basso, giudicando la loro inciviltà e cercando di imporre la propria (di inciviltà).

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volantino, “Perché lottiamo” – 1976

Perché?

– Perché intervenire in un quartiere occupando una casa con appartamenti vuoti da anni?

– Perché opporsi alla speculazione edilizia?

– Perché creare un centro sociale dove tutti si possano incontrare e discutere di vari problemi liberamente?

– Perché rifiutare una società che di fatto elimina i rapporti fra gli individui e gli crea delle città che sono alveari?

... per una società senza servi e senza padroni.