sabato 6 settembre 2008

3 . Economia locale

Agevolazione dell'economia locale: lo SCEC ti dà una mano.

Una volta che si hanno in mano gli SCEC, abbiamo in mano anche quella che si suole chiamare la curva di svolta, atta all'abbandono del commercio globale [gestito interamente e solamente da poche multinazionali che fanno il bello (per loro) e il cattivo tempo (per noi) come meglio gli aggrada] e alla rivalutazione dell'economia locale.

L'importanza dell'economia locale si sa. E che l'economia locale, checché se ne di dica, sia sempre stata caratterizzata dalla qualità, anche.

Ipotizziamo allora che io da consumatore, diventi a mia volta commerciante: commerciante affiliato allo SCEC.

Il commerciante affiliato SCEC, così come il consumatore, hanno a loro disposizione un grande database in cui compaiono tutti gli affiliati SCEC: esso può allora decidere dove acquistare i suoi prodotti da commercializzare.

Il progetto Arcipelago prevede, come dice il nome stesso, una serie di isole, territoriali in questo caso, che mettono in relazione il commerciante con la filiera a lui più vicina.

Il vantaggio di una distanza minore tra commerciante e filiera è facilmente intuibile: si abbassano i costi.

Nel momento in cui io acquisto un vasetto di yogurt e lo pago 1 euro, devo mettere in conto che con quell'euro, non compro lo yogurt, come si dice correntemente, ma anche altro:

“Oggi ho comprato uno yogurt e l'ho pagato un euro” : è una frase sbagliata.

Impariamo a chiamare gli acquisti con il loro vero nome:

“Oggi ho comprato 20 centesimi di yogurt e con i restanti 80 centesimi ho comprato l'imballaggio, voluminoso, il trasporto, incredibilmente lungo, e la pubblicità, con la Marcuzzi stitica.

Il vecchio vuoto a rendere, diciamolo chiaro, aveva la sua porca importanza: diminuire il costo del prodotto a favore del riutilizzo del vuoto che invece oggi viene buttato via.

[Il caso dell'immondizia è ridicolo, se ci preoccupiamo di come riciclarla o termovalorizzarla, senza porre attenzione al fatto che il solo limitare la produzione di immondizia, sarebbe non solo più semplice e salutare, ma anche più economico.]

Il mio vasetto vuoto di yogurt, se io lo potessi riutilizzare, non solo eviterei la produzione di rifiuti, ma eviterei anche di pagare nuovamente una confezione che già possedevo e perfettamente integra.

Già questa piccola trafila inciderebbe molto sul mio euro iniziale.

Ipotizziamo poi che si abbattesse anche il costo del trasporto, che invece di arrivare da Budapest (1.125 chilometri dal mio negoziante), il mio yogurt arrivasse da Capannori (12 chilometri dal negoziante), ecco che il mio euro iniziale verrebbe già ampiamente ridotto a pochi centesimi.

Gambizzando poi la Marcuzzi, ecco che il sogno di vedere un film in santa pace, per chi utilizza ancora ancora il vecchio metodo tivvù, diventerebbe più concreto.


[Continua...]

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Il vasetto della Marcuzzi mi è chiaro. Quello dei chilometri dipende dall' onestà del produttore italiano. In un mio vecchio post parlai del latte che consumo: se lo compro da chi lo produce ad appena una cinquantina di KM da me lo pago 1,45 cruzEuro; se lo prendo che viene dall'Austria (più di 1000 km da me) lo pago 0,79 cruzEuro ... alla faccia del trasporto ...

Octuagenario ha detto...

Dico la mia: se il prodotto interno lordo del nostro paese avanzasse al ritmo di come cachi i post, probabilmente ci darebbero il posto di presidenza unica nel consiglio di sicurezza dell'Onu anche senza esercito.

Pipoca ha detto...

Per Pape
è logico che qui si fa per semplificare, e certe cose meriterebbero un maggiore approfondimento.

Teniamo in conto che i costi di trasporti, alla faccia del calo del petrolio, giocano al rialzo.

Teniamo in conto poi che oggi una impresa media italiana per resistere sul mercato internazionale ha le sue belle gatte da pelare, o palle da grattare.

Non mi risulta che l'Italia abbia una politica geniale in quanto al rilancio della propria economia...

Negli ultimi anni sempre più aziende medie italiane hanno chiuso?
Quelle piccole son già sparite da un po'.
Di norma vengono assorbite da grandi multinazionali a poco rpezzo, quasi sull'orlo del fallimento, dopo che per anni hanno lavorato a prodotti di qualità.
hai presente il cioccolato Perugina? Solo per fare un esempio?

La sopravvivenza dell'industria italiana è legata ahimè dalla capacità di pagare le imposte, e non solo quelle attuali, ma anche quelle basate sulla previsione dei guadagni futuri.
Una impresa media oggi, in Italia, conti alla mano, spende 2/3 dei guadagni in tasse e imposte.

E' logico poi che la competizione con i mercati esteri che giocano su una manodopera scadente, sfruttamento disumano ed una qualità mortale, diventi difficile.

Teniamo in conto anche che l'aumento dell'economia locale, comporterebbe maggior competizione locale e quindi un rilancio della propria economia.

Nonché altro dato di rilievo: la qualità.
E' vero che un paio di mutande fatte in Turchia le pago 1 euro e quella fatte in Italia 2 euro, ma quelle turche le butto via al primo lavaggio, mentre con quelle italiane ci vado avanti un bel po'.

Insomma di variabili da considerare ce ne son tante.

Pipoca ha detto...

L'importanza dell'economia in Italia si basava su una lunga tradizione sia in campo alimentare, che tessile, che meccanico etc etc.

Il rischio della perdita di questa economia è temibile, ma anche terribile.

Nel settore alimentare, ad esempio, è vitale tentare di mantenere viva l'economia locale.

Non a caso la Monsanto sta investendo molto nelle sementi ibride e adattabili e sterili...

Distrutta l'economia locale, ci potremmo ritrovare a mangiare simpatiche verzure, non ben identificate, provenienti dal deserto sahariano.

Al momento sì è più economico,
ma tale risparmio distrugge l'economia locale a favore delle multinazionali (come hanno ben previsto).

Gli acquisti meritano più attenzione.

Ma quando tale risparmio si tradurrà in una unica possibilità di acquisto (distrutta ormai e definitivamente l'economia locale)
il prezzo... forse sarà deciso dalla Monsanto e basta.

... scusa sono prolissa

Pipoca ha detto...

Per Octopus

Non l'ho capita, ma la prendo come un complimento.
In caso non lo fosse, non importa, non comunicarmelo proprio, non cambierebbe nulla, ma io sarei più serena e sicura di me.

Grazie dalla mia autostima, facilmente ingannabile e impressionabile e delicata.

Anonimo ha detto...

Anchi'io sono per un'economia verde e sostenibile: so bene che è meglio comprare latte della mia provincia piuttosto che quello estero ... se non altro si inquina meno con tutti quei tir che vanno su e giù.
Però in questo caso la questione è più delicata: sto parlando di latte austricaco e non cinese. La qualità presumo (e spero) sia confrontabile. Il problema è che qui c'è un monopolista che fa il suo prezzo, punto. Anzi c'era ...

Pipoca ha detto...

Non lo so Pape, se è la qualità è confrontabile.

Anche il Granarolo viene è venduto come prodotto italiano buono e sano, ma poi tra i tanti suoi prodotti ai geni della produzione gli scappa un po' la mano e nel formaggio, per esempio, ci trovi larve e graziosi vermetti albini...

Leggi il blog della Billi www.crisisblogsfere.it, che commenta un articolo di Repubblica di ieri sui formaggi.

Magari il latte del lattifico vicino casa tua lo paghi un po' di più, ma stai sicuro/a che con tutti i controlli che fanno alle medie imprese, la qualità ci guadagna, controlli che raramente vengono fatti alle grandi multinazionali.

Se la produzione di quel lattificio viene incrementata poi da un rilancio dell'economia locale, magari accanto ne costruiscono un altro e si crea un po' concorrenza...

Pipoca ha detto...

Giuro: è l'ultimo!

Le multinazionali non permettono una concorrenza che renda giustizia anche al consumatore.

I produttori locali sì.

Octuagenario ha detto...

Ovviamente era un complimento. ;)
Ad ogni modo cerca di preservare la tua autostima. Non ha prezzo.

Pellescura ha detto...

dal produttore al consumatore, senza troppi km e troppi imballaggi

SCHIAVI O LIBERI ha detto...

Vallo a dire a quei personaggi che parlano di globalizzazione come la soluzione dei mali di tutti i tempi. Dal canto mio sono perfettamente d'accordo con tutto quello che scrivi.

volantino, “Perché lottiamo” – 1976

Perché?

– Perché intervenire in un quartiere occupando una casa con appartamenti vuoti da anni?

– Perché opporsi alla speculazione edilizia?

– Perché creare un centro sociale dove tutti si possano incontrare e discutere di vari problemi liberamente?

– Perché rifiutare una società che di fatto elimina i rapporti fra gli individui e gli crea delle città che sono alveari?

... per una società senza servi e senza padroni.