martedì 15 luglio 2008

Moka di Luciano Folgore

Oggi ho imparato a memoria una delle poesie che -in questo periodo- mi sembra una delle più belle che io abbia mai letto .

Credo che le poesie -per apprezzarle veramente- vadano imparate a memoria.

Per memorizzarle infatti, devi sentirle, capirle con il corpo, viverle con tutto il mondo interiore.

Moka

Nero, più nero, troppo nero.
Moka.
Il sonno ruzzola giù dalle scale
della stanchezza.
Una voglia pazza d'intorno
ai nervi
gira, gira, gira.
Il desiderio -ginnasta incomparabile-
a salti mortali nel cervello.
Le idee: mazzi di fiori
grandi, grandi,
senza gambo,
pigiati nel vaso del cranio.
Gli occhi smisurati in ridda,
dietro profili di cose strane.
Benessere.
Strappo acuto.
Forse vertigine.
Subitaneo smarrimento.
Ripresa al galoppo, per ogni fibra
dei turbini del caldo eccitante.
Infine massaggio di mani
di negre bruttissime
su tutta la pelle,
ilarità del passaggio leggero
di una mammella floscia lungo la schiena.
Moka.
Nero nero.

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volantino, “Perché lottiamo” – 1976

Perché?

– Perché intervenire in un quartiere occupando una casa con appartamenti vuoti da anni?

– Perché opporsi alla speculazione edilizia?

– Perché creare un centro sociale dove tutti si possano incontrare e discutere di vari problemi liberamente?

– Perché rifiutare una società che di fatto elimina i rapporti fra gli individui e gli crea delle città che sono alveari?

... per una società senza servi e senza padroni.