giovedì 31 luglio 2008

De Oriana Fallaci


Allora stamattina, che sono stata mattiniera, siccome davanti casa giustappunto c'ho il supermercato del libro, la prima cosa che vedo, ancora prima del delitto della porta accanto, che davvero han trovato una morta in casa in città e non sanno ancora se si tratti di incidente o di omicidio, la prima cosa che vedo è stato un cartellone pubblicitario del libro dell'oriana fallaci.

Il titolo postumo è un cappello pieni di ...e qui arriva il dilemma... ciliege.

Che io ho sempre scritto ciliegie, con la g.i.e alla fine, che c'è anche un paragrafo nei libri di grammatica dedicato al gran dilemma ortografico, e ciliegie, da quando io son per le scuole, è sempre stato ciliegie con la i.

La regoletta in poche parole dice che:

i sostantivi che terminano in -gia con la i atona al singolare (come in ciliègia)
e che hanno la sillaba finale preceduta da vocale (come ciliegia),
hanno la i nella desinenza plurale (ciliegie e non ciliege)

quindi ciliegie,

ora è vero che è ammesso anche il ge, ove non si creino omografie,

ma io non vedo perché si debba sconvolgere completamente un'ortografia, là dove non ce ne sia bisogno o non sia espressamente motivato.

Che per esempio, è vero che io scompongo e frantumo la sintassi del periodo e della grammatica-base, ma un motivo ce l'ho, ché far giochi con la lingua mi è sempre piaciuto (!?).
E mi piace tanto anche la Gertrude Stein e Raymond Queneau, la scrittura automatica e la scomposizione della forma, le avanguardie e la sperimentazione linguistica e la Virginia Woolf.

E una teoria di sottofondo ce l'ho, ché vorrei tentare di ricondurre al piccolo quotidiano le grandi tematiche importanti, ma che se esposte con un certo accademismo linguistico diventano pallose, e poi sennò secondo me anche i grandi ideali o le idee sociali son difficili da vivere o mettere in pratica, mentre invece si incontrano tutti i giorni, delle piccole ma grandi scelte da fare.

E unito a questo vorrei che si tramandasse anche quella forma un po' colloquiale e dialettale che ci caratterizza e che oggi sennò con la globalizzazione e la massificazione della lettura va a puttane.

Ecco, io i miei errori sintattici un po' li giustifico, e cerco anche una musicalità di fondo nello scrivere, che secondo me assomiglia un po' alla musica (e tutta, ecco, poi una sfilza di paranoie linguistiche che a me intrigano da matti).

Ora la spiegazione per quelle ciliege senza i lì dell'oriana fallaci, non l'ho mica trovata.

Che due giorni fa sulla Repubblica.it il primo articolo che proponevano era proprio 'sta storia delle ciliegie, che era scritto ciliege senza i, e mi son detta, ma guarda questi qui, che sbagliano anche l'ortografia e poi si fan chiamare giornalisti (che con i giornalisti sono un po' anche incazzata e son sempre pronta a criticare il pelo nell'uovo).

Che dopo qualche ora c'ho ripensato, architettando già un piano di denuncia oratoria roba da matti, e sono andata a ricontrollare e ho visto che, sulla Repubblica.it, l'avevan corretto e avevan scritto ciliegie con la i, e le parole mi son morte in gola.

Che dopo qualche ora poi, son tornata di nuovo all'articolo e c'era di nuovo ciliege senza i, e ho pensato che ci fosse sotto qualcosa e poi ho capito che si trattava del titolo vero del libro postumo dell'oriana fallaci.

Però la motivazione mica l'ho poi trovata.

Che ora, io son per ciliegie con la i, ma se poi succede come la parola familiare, che ho sempre scritto con la li, ma siccome la Natalia Ginzburg aveva scritto Lessico Famigliare con la gli, è diventato corretto anche scrivere famigliare con la gli, che io agli studenti nei compiti non glielo ho mai corretto.
Ma lì c'è una storia più profonda, dall'etimologia latina etc.etc. ed il passaggio nel volgare, che insomma anche a spiegarlo c'è una certa soddisfazione.

Ma 'sta cosa delle ciliegie io non l'ho capita, che anche l'Accademia della Crusca, son sicura, dice ciliegie con la i.

Che poi 'sta storia dei titoli, non vorrei che diventasse che siccome l'Oriana con la Rizzoli han scritto ciliege senza la i, allora gli studenti nei temi non mi ci metton la i, e se io lo segno errore poi mi fanno anche polemica (ché con due errori gravi di ortografia io levo un punto pari pari al voto finale), che se continua così siccome fantozzi dice venghi e vadi, allora non son più errori nemmen quelli, e non son più errori neanche quelli che per far rima mettono nelle pubblicità e via dicendo.

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volantino, “Perché lottiamo” – 1976

Perché?

– Perché intervenire in un quartiere occupando una casa con appartamenti vuoti da anni?

– Perché opporsi alla speculazione edilizia?

– Perché creare un centro sociale dove tutti si possano incontrare e discutere di vari problemi liberamente?

– Perché rifiutare una società che di fatto elimina i rapporti fra gli individui e gli crea delle città che sono alveari?

... per una società senza servi e senza padroni.