martedì 29 luglio 2008

Le panchine

L'altra sera, che era il luogo meno adatto lo so, ma eravamo tutti lì a cena, una gran tavolata, e c'era anche l'assessore comunale, glielo ho detto, gli ho detto che secondo me non andava bene così, perché nella mia città mancano le panchine.


Ce ne son sempre meno, ci son piazze e strade dove non ci son panchine e piazze dove c'è una panchina sola.


Che la gente, quando va a passeggio e vuole riposarsi non sa dove mettersi a sedere, soprattutto i pensionati, che non son come i giovani che si mettono a sedere anche per terra.


E gli ho detto, all'assessore comunale, che secondo me non va bene, perché così mancano i luoghi d'incontro, dove le persone si metton lì e si conoscono e si scambiano le idee sul mondo ed anche se son sole, poi si fanno compagnia. E poi i pensionati non possono andare a fare la passeggiata e se ne devono stare in casa e vanno in depressione. E a volte è anche solo bello mettersi a sedere a leggere un libro o a guardare la gente che passa o a guardare la città, che son cose belle, gli ho detto e aiutano a sviluppare il senso dell'osservazione che ha tutta una serie di conseguenze importantissime.


E lui mi ha detto che non era colpa del comune, che anche lui, l'assessore, era d'accordo con me.

La colpa, mi ha detto, era dei cittadini, perché poi sulle panchine ci si mettevano i barboni e alla gente non gli andava bene e così avevano chiesto di levare le panchine.


Ora io l'altro giorno sono andata in quella piazza dove c'è una sola panchina, sempre occupata, che è una delle piazze più famose della mia città e la conoscono in tutto il mondo, e ho visto che ci sono tanti bar che hanno i tavolini all'aperto, sul suolo pubblico insomma, e che la devono pagare, questa occupazione del suolo pubblico, al comune.


E mi son detta che il comune ci guadagna di più con i tavolini dei bar, che con le panchine, e che se ti vuoi mettere a sedere, ti devi mettere a sedere al bar e devi consumare qualcosa.


Ed è questa concezione del dover consumare per forza quando esci, che mi ha dato molta noia, che è un consumismo un po' obbligato, e che ti toglie il piacere di uscire ed il piacere di tante altre cose.


Così ho pensato che magari, visto che il mio comune è un comune di destra, potrebbero anche rimettercele le panchine e poi prendere le impronte digitali a tutti e poi mettere un marchingegno sulle panchine che riconosce le impronte digitali e se non vai bene, perché per esempio sei un barbone, allora la panchina emette delle scariche elettriche che sulla panchina non ti puoi mettere a sedere.


Che secondo me, a lamentarsi delle panchine, mica son stati i cittadini per i barboni, che quelli son più liberi e, se vogliono, si mettono anche in terra loro, mica han bisogno delle panchine loro, questo è un luogo comune, secondo me son stati i proprietari dei bar a dire di toglier le panchine, così la gente, quando è stanca e vuol sedersi, deve consumare per forza e loro guadagnano.


Ecco, a me, questa cosa, che tutta la vita debba sempre essere ricondotta al guadagno, mica mi piace.

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volantino, “Perché lottiamo” – 1976

Perché?

– Perché intervenire in un quartiere occupando una casa con appartamenti vuoti da anni?

– Perché opporsi alla speculazione edilizia?

– Perché creare un centro sociale dove tutti si possano incontrare e discutere di vari problemi liberamente?

– Perché rifiutare una società che di fatto elimina i rapporti fra gli individui e gli crea delle città che sono alveari?

... per una società senza servi e senza padroni.