venerdì 11 aprile 2008

Il cucinare

Dicono che cucinare è un'arte, per me è un rito di profondo significato spirituale. Cercherò di spiegare come vivo la preparazione di un pasto:

La prima cosa è la purificazione, lavo tutti i piatti che sono lì, nel lavandino, dal pasto precedente. Il passare la spugna con il detersivo è la rimozione dei cattivi pensieri, preoccupazioni, inutili desideri e dannosi ricordi della giornata. Mi prepara, concedendomi quel tempo necessario per la concentrazione mentale, ad entrare nella parte centrale del rito. Oltretutto, mangiare in piatti sporchi fa schifo a chiunque. Anche tutte le superficie devono essere pulite e ci dev'essere spazio per appoggiare ingredienti ed utensili. Questo è lo stesso che svuotare la mente e predisporla al ricevimento di una illuminazione. A questo punto faccio una breve pausa e contemplo l'ordine del puro vuoto.

Il passo successivo è la preparazione degli ingredienti e la disposizione delle pentole. Questo va fatto sempre, non importa se il piatto da preparare sia un uovo sodo o una fetta di formaggio. Qui, gli ingredienti si fanno conoscenza. La sintesi sta per succedere. Si mescolano gli elementi. Quello che era solo trova il suo compagno, il suo complemento. Si accende il fuoco, il potente elemento della trasformazione. Ogni cosa cambia e tutto si fonde. Il processo di sintesi, cioè la cottura, mi mostra come nulla può rimanere separato e immutabile davanti alla forza del fuoco. Il fuoco purifica, fonde, trasforma e riscalda ogni cosa, ogni sentimento, ogni idea. Se sono stato bravo, ne verrà fuori qualcosa di profumato e buono da mangiare. Se sono stato bravo, la mia mente crederà ancora di più al potere trasformatore della passione che conduce elementi separati a formare entità unificate e integrate. Durante la cottura c'è silenzio interiore, attesa fiduciosa.

Siamo alla fine, manca assaggiare e servire. Manca prendere coscienza della sintesi, della trasformazione. Annuso, guardo, porto al palato una piccola quantità del cibo. Buono, ho fame e penso che, poco fa, ciò che ho davanti non esisteva. Ringrazio Dio e offro alla mia donna, riconoscente del valore che ha la sua presenza, il piatto preparato. Non so se, in quel momento, lei intuisca che lei stessa sia l'ultimo e il più importante degli ingredienti nella sintesi che avviene fuori dalla pentola, ma sempre sotto un fuoco trasformatore: quello che è l'amore.

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volantino, “Perché lottiamo” – 1976

Perché?

– Perché intervenire in un quartiere occupando una casa con appartamenti vuoti da anni?

– Perché opporsi alla speculazione edilizia?

– Perché creare un centro sociale dove tutti si possano incontrare e discutere di vari problemi liberamente?

– Perché rifiutare una società che di fatto elimina i rapporti fra gli individui e gli crea delle città che sono alveari?

... per una società senza servi e senza padroni.