martedì 3 giugno 2008

Ci stiamo robotizzando?


Un terribile dubbio: e se i robot fossero la nostra evoluzione?

E' la percezione che rimbalza, semplicemente. O qualche vuoto filosofico. O qualche vuoto storico, letterario, culturale o spirituale...

Tendendo le orecchie alla gente, si odono grida, critica, grida, scandalo, ignoranza, insolenza.

Siamo una società ignorante. Punto. Se ne lamentano tutti. Non ci sono basi.


L'altro giorno, in una commissione qualunque d'esame, segreto d'ufficio, di un esame di qualifica professionale qualunque, una qualunque insegnante gridava di fronte ad un'ortografia un po' rionale.


Se fosse stato oggi sarei stata più clemente.


Oggi per caso sono finita in un sito in cui si propone una nuova forma di scrittura, usando il termine creativa senza parsimonia, collettiva piattaformizzata: si crea un database di aggettivi che qualifichino, ad esempio, un personaggio o un paesaggio e combinando tra loro i vari concetti, oplà il romanzo.


La mia ricerca ha voluto che vi arrivassi tramite la parola realismo.


Mi son cozzate le idee: ma la realtà allora è veramente tutta così piattoformizzabile, catalogabile in tantissime varianti, tutte combinabili come i numeri a lotto?


Da qui son partita... al mondo formattato in una summa di variabili preorganizzate.


Un enorme magazzino a cui, l'uomo, tempo permettendo, sta lavorando al fine di mettere in un ordine tutte quelle peculiarità che ancora ad oggi, o almeno per me, sembrano così incasinate.


Le parole per esempio, basti prendere le lettere, combinarle tra loro, originare parole ed abbinarle insieme in base alle ferree regole della ortografia, sintassi, punteggiatura, grammatica, lessico, registro linguistico, periodo.


Mi viene in mente: e la creatività, che diventa allora? La capacità di scelta di una variabile?


Mi vengono in mente percorsi e strade non altrimenti percorribili se non che nella direzione di una mente estremamente logica, matematica, organizzata: fine dell'imprevisto.


Roboticamente il navigatoresatellitare ci porterà dritti alla metà: niente più ritardi, errori di percorso o code impreviste.


Niente più scoperte.


Niente più errori.


Forse è un problema di identità, ma la cosa che più mi piace fare ultimamente è perdermi per le strade, imboccarne una che non so dove porti, fare due giri, ritrovare una via familiare e perdermi di nuovo.

E il prossimo tema che assegnerò ai miei studenti: Scrivi ciò che pensi come lo pensi.


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volantino, “Perché lottiamo” – 1976

Perché?

– Perché intervenire in un quartiere occupando una casa con appartamenti vuoti da anni?

– Perché opporsi alla speculazione edilizia?

– Perché creare un centro sociale dove tutti si possano incontrare e discutere di vari problemi liberamente?

– Perché rifiutare una società che di fatto elimina i rapporti fra gli individui e gli crea delle città che sono alveari?

... per una società senza servi e senza padroni.