Nei dizionari comuni, il sostantivo anarchia viene infatti tutt'oggi definito come: stato di disordine politico e sociale causato dalla debolezza del governo o dalla sua assenza; disordine, caos, assenza di disciplina e di regole.
La dichiarazione fondamentale di queste definizioni è che una società è quindi incapace di funzionare correttamente senza un governo e le sue leggi.
Se come società intendiamo l'uomo stesso, moltiplicato in svariate forme, esso, di conseguenza, è dichiarato incapace di convivere con l'altro, in quanto entrambi nel caos, nel disordine, assetati di prepotenza e vendetta.
Perché l'uomo viene considerato caotico nella sua prepotenza e vendetta?
La prepotenza e vendetta sono due connotazioni forti: esse sono caratteristiche peculiari dell'uomo e istinti naturali, o sono conseguenze di possibilismo ambientale e sociale?
Qualora fossero considerati istinti, essi sarebbero inclusi in quella che Freud definiva thanatos o istinto e pulsione di morte, semplicisticamente assimilabili al concetto di prepotenza e vendetta, contrastate però dal corrispettivo istinto o pulsione di vita.
Qualora, invece, venissero accertate quali conseguenze di un possibilismo sociale, l'uomo dovrebbe essere considerato come prepotente e vendicativo, in quanto risposta ed interazione con un determinato tipo di stimolo ricevuto e dato.
Qualora fosse possibile che questo stimolo e questa interazione conducano l'uomo alla prepotenza ed alla vendetta, sarebbe allora possibile anche condurlo nella opposta direzione.
L'anarchia diventa parzialmente ricerca, atta a condurre l'uomo a non aver più bisogno di regole cui sottostare per poter convivere con l'altro.
Almeno che l'uomo, che accetti la impossibilità di una società senza governo, accetti anche, coscientemente, la propria incapacità.
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